D’improvviso, all’inizio del mese, è scoppiata nuovamente la grana della ciclovia sulla strada per Bari e, come sempre, ha riacceso il forte contrasto politico tra Depalma, che l’ha voluta a tutti i costi quella pista, e l’Opposizione che la ritiene inadeguata. La controversia, per la verità, insorta sin dall’epoca della consegna dell’opera da parte del Consorzio Stabile Unimed Scarl, alla fine del 2015, sembrava essersi sopita con la manifestazione augurale di riapertura, svoltasi durante il secondo turno elettorale di giugno scorso, alla presenza del noto corridore Vincenzo Nibali. Il lettore ricorderà che la ciclovia, a causa di alcune carenze impiantistiche, rimase a lungo impraticabile fin tanto che non furono realizzate le opere integrative al regime di segnalamento per la sicurezza, disposte, a dicembre del 2016, su progetto redatto dall’Ufficio Tecnico. Un intervento a supplemento della costruzione originaria che comportò a carico del bilancio comunale una maggiore spesa di circa € 60.000,00, oltre al compenso liquidato al professionista esterno cui fu affidato il coordinamento dei lavori integrativi, eseguiti dalla ditta Tecnostrade di Ruvo di Puglia.
La miccia dell’odierna dispusta, sempre dai toni aspri, è stata la conferenza stampa tenuta dal Movimento “PrimaVera Alternativa”, la sera del 2 maggio, in cui sono stati denunciati diversi rilievi circa lo stato strutturale della pista, evidenziati da un’apposita relazione del Ministero dei Trasporti, a seguito di un sopralluogo eseguito, mesi fa, da esperti di quel dicastero.
Naturalmente il contenuto del rapporto ministeriale, ricevuto dal Comune già da qualche mese, non si conosce nello specifico, giacchè gli organismi comunali, sia tecnici sia politici, si sono guardati bene dal darne diffusione. Che qualche altra misura d’implementazione necessitasse per regolamentare a dovere quella infrastruttura è provata dall’inaspettata recente adozione della delibera n.41 del 20 marzo scorso, con la quale la Giunta, ha deciso di estendere, verso sud, la cinta urbana di Giovinazzo, fino al confine con S. Spirito. L’obiettivo che si proponeva, in effetti, tale provvedimento era appunto quello di attribuire la classificazione di “Strada locale urbana” al tracciato dell’ex SS.16 per Bari, sulla cui sede è stata inserita la pista. Di tale questione ho dato compiuta illustazione col mio precedente scritto del 16 aprile u.s. dal titolo “L’EX “SS. 16” PER BARI DIVIENE STRADA LOCALE URBANA”.
Sta di fatto che l’Amministrazione, imbeccata dagli attacchi lanciati durante la conferenza stampa, cui sono state nuovamente messe in luce le anomalie costruttive della ciclovia, ha deciso di reagire a quegli addebiti che, stando a quanto si dice, concreterebbero le osservazioni esplicitate nella nota ministeriale, tenuta riservata, cui bisognava, comunque, dare riscontro. Come sempre, l’Amministrazione, col pieno sostegno della maggioranza al potere, ha voluto controbattere con un lungo comunicato le riserve mosse pubblicamente dal Gruppo di opposizione. Ognuno potrà prendere visione diretta di quel documento dell’Amministrazione del 5 maggio scorso che, in sostanza, tende a rappresentare, con argomentazioni e illustrazioni tecniche, che la realizzazione della locale pista ciclabile su via Bari risponde ai criteri di normazione vigenti in materia e che, pertanto, l’opera, così come si presenta, è in regola per la circolabilità in tutta sicurezza.
Personalmente quella nota informativa, così puntuale con i diversi richiami alla normativa, mi ha sconcertato non poco. Fa specie, particolarmente, l’introduzione della medesima che, per la circostanza, fa una sottolineatura azzardata che qui riporto integralmente: «Con riferimento alla pista ciclabile realizzata sulla strada adriatica via Bari (ex Statale 16), quest’ultima è stata progettata e realizzata nel rispetto della normativa vigente e nell’intento di garantire il massimo livello di sicurezza possibile. Molti Enti, non solo il Comune di Giovinazzo, si sono espressi tecnicamente in senso favorevole all’opera».
E lo sconcerto non mi viene per un così risoluto intendimento di rassicurare i cittadini sul fatto che sia la progettazione e sia l’esecuzione della pista rispondono ai canoni legislativi che disciplinano i vari tipi di percorsi ciclabili. Quello che inquieta è che una tale affermazione è in netta contraddizione con le espressioni negative che riservò Depalma, durante l’intervista al giornalista di -Striscia la notizia- nei confronti del Dirigente comunale dell’epoca in cui la Giunta approvò il progetto (Atto n.145 dell’8.09.2014), commissionato alla Soc. Ingegneria s.r.l. di Bari. A quel Dirigente, infatti, gli addebitò la responsabilità di aver approvato in linea tecnica la progettazione della ciclovia senza un riscontro di fattibilità dell’intervento che si doveva eseguire sulla sede dell’ex SS 16. In quell’occasione, Tom, dovendo giustificare il procastinarsi della chiusura della pista per cui era direttamente chiamato in causa, per giunta, in una trasmissione televisiva a livello nazionale, ebbe a riferire al giornalista che: «nella pubblica Amministrazione, purtroppo, abbiamo persone non all’altezza e noi siamo uno di quei casi, perché chi ha approvato in via preventiva il progetto, non ha avuto attenzione a fare tutte le verifiche del caso. Giovinazzo paga anche per alcuni errori dei dirigenti dell’Ufficio Tecnico ed è un esempio devastante da questo punto di vista».
Definì devastante l’asserita negligenza del Dirigente per l’esito che ne era derivato da una progettazione che non aveva avuto una doverosa disamina circa la rispondenza della stessa alle prescrizioni legislative vigenti. A tal punto da rendersi necessario, puntualizzò Depalma, un intervento integrativo del costo di € 60.000,00, già deciso dalla Giunta, che avrebbe consentito di regolare il transito in sicurezza dei cislisti su quella pista, nonché la circolazione veicolare.
Ebbene, tutto a un tratto, ora si arriva a dire pubblicamente che la ciclovia "è stata progettata e realizzata nel rispetto della normativa vigente e nell’intento di garantire il massimo livello di sicurezza possibile." Un’affermazione che rinnega chiaramente quanto riferito durante la trasmissione satirica di -Striscia la Notizia-, peraltro, offensivo della professionalità dell’allora Dirigente del Settore Urbanistica. E, a parte tutto, nell’attualità, s’ignorano le riserve ministeriali, ancora da risanare, nonostante l’intervenuta decisione a cambiare la catalogazione della via per Bari da -Strada comunale extraurbana- in -Strada locale urbana- di tipo «F», per rientrare con i risicati limiti di larghezza delle corsie con quelli previsti per quel tipo di percorso cittadino.
Questo il cerimoniale “autodafè” di Tom con cui vorrebbe dare attestazione della regolare progettazione ed esecuzione della ciclovia che, tra l’altro, a suo dire, con detta realizzazione ha reso più sicura la circolazione veicolare su quella strada, essendo state ivi introdotte le limitazioni di transitabilità proprie delle strade urbane interne al centro abitato.
Sul punto non vale la pena discernere più di tanto. Tuttavia, quello strano atto di fede, politico, del Sindaco e dei suoi alleati, non può che suscitare un tremendo interrogativo: Se tutta l’opera risponde ai requisiti imposti dalla legislazione sulle piste ciclabili e i limiti di circolazione veicolare sulle due corsie di marcia della ex statale sono rispettose delle prescrizioni di viabilità che vigono sui percorsi cittadini, come mai non viene tecnicamente certificata la regolare transitabilità su quella infrastuttura viaria tanto dei ciclisti che dei veicoli e ancora della mobilità pedonale?
Spiego meglio: come mai l’organo politico, com’è solito fare, non impartisce alla Direzione tecnica competente di dare attuazione al disposto dell’art.5,c.3 del Codice della Strada che obbliga l’emanazione della relativa Ordinanza a regolamentazione della circolabilità su quella arteria viaria che ha incorporato anche la ciclopedonale?
Perché, solo in forza di una tale Ordinanza, è possibile imporre legittimamente agli utenti, che transitano su quei percorsi, i limiti di circolazione e, quindi, poter rilevare da parte degli agenti di polizia le relative infrazioni ai dispositivi impressionati nella regolamentazione municipale.
Devo forse, perfino, arrivare a supporre che, nell’ambito dell’apparato comunale, vi sia conflittualità sull’assunzione di una tale competenza funzionale!
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