D’improvviso, ormai alle ultime battute, l’Assemblea Civica è stata chiamata a prendere cognizione di uno dei più grossi fallimenti cui la comunità cittadina ha dovuto subire dopo essere stata illusa a lungo di poter avere sulla piazza un efficiente servizio ospedaliero. Trattasi della contorta vicenda susseguita alla scelta dell’ex clinica privata “Villa Giustina” di trasferire la sede da Molfetta a Giovinazzo. La nuova e moderna struttura sanitaria, di circa 35 posti letto, sarebbe dovuta sorgere, infatti, sul Lotto n.3 della Zona A.S.15 del Piano Regolatore, destinata all’insediamento d’infrastrutture a servizio dei cittadini, i cui suoli erano stati acquistati allo scopo dalla società proprietaria della casa di cura. Di quest’ultima assise del 7 marzo scorso non si hanno tracce in un qualche deliberato del Consiglio Comunale; sembrebbe non essere stato redatto alcun atto circa il dibattimento della questione, dopo l’informativa del Sindaco e dell’Assessore al Patrimonio, dott. Depalo.
E’ possibile apprendere, in sintesi, quello che è stato il risultato di quella discussione consiliare da un rapporto che il Consigliere dott. Iannone ha inteso pubblicare, sabato 11 marzo, con cui, tra l’altro, ha voluto precisare di aver dato l’appoggio del suo partito alle decisioni preordinate dal Comune di “revocare la concessione edilizia e richiedere il risarcimento dei danni” all’attuale società concessionaria della licenza. Il dott. Iannone, infatti, non ha mancato di porre l’accento sul fatto che tali azioni perentorie, che avrebbero dovuto promuoversi, già da qualche tempo, nei confronti della Società Medicol s.r.l., partecipata della Holding G.V.M. (-Gruppo Villa Maria-) di Lugo, che rilevò nel 2005 la “Villa Giustina s.r.l.”, vengono assunti oggi con grande responsabilità dall’Amministrazione in carica “per non incorrere in un danno erariale che potrebbe essere inflitto da parte della Corte dei Conti”.
Non v’è dubbio che, in questa fase terminale del suo mandato, Depalma abbia voluto, chi sà perché, riproporre all’attenzione pubblica uno dei più grossi patatrac, prodotti dai nostri decisori politici, nel primo scorcio di questo millennio, che, come dice il dott. Iannone è divenuta una “matassa ingarbugliata”. Tuttavia, per quanto esposto dal consigliere, che ha fornito sull’incomprensibile vicissitudine anche molti annotamenti di sua memoria, personalmente ritengo che le determinazioni, cui ci si è orientati a intraprendere, non siano scevre da un qualche rilievo critico; e questo per due ordini fattori.
Il primo, più specifico, afferisce alla decisione cui è giunta l’Amministrazione di “sciogliere la matassa ingarbugliata” mediante un provvedimento di revoca della concessione edilizia alla Medicol s.r.l. per la costruzione della clinica da 120 posti letto, indispensabile, a dire sempre di Iannone, per la riacquisizione da parte del Comune della piena proprietà dei suoli, privando la concessionaria del diritto di superficie. L’altro profilo della riserva riguarda la motivazione ispiratrice di detta azione risolutiva della “surreale vicenda”, che sarebbe stata, come appunto specificato, quella “di non incorrere in un danno erariale da parte della Corte dei Conti”.
Soffermandomi, dapprima, su quest’ultimo aspetto, secondo cui l’Amministrazione si sarebbe spinta ad agire per sfuggire a una possibile azione di danno erariale da parte dell’Organo di controllo contabile, mi sono subito chiesto se, per il fatto in sè, si siano rilevati circostanziati elementi di responsabilità amministrativa che possano lasciare intravvedere il rischio di un addebito contabile a carico di qualche funzionario o amministratore comunale. Peraltro, una tale preoccupazione, apertamente dichiarata per questo caso, non mi pare sia stata minimamente manifestata per analoghe fattispecie di pari incidenze, specie per i riflessi di tipo economico-finanziario, in danno del Comune. E mi riferisco specificatamente alla mancata edificazione da parte della Daneco S.p.a. dell’impianto di biostabilizzazione a regime sui terreni già espropriati in contrada San Pietro Pago, sul cui sito, fino a poco tempo fa, la società ha smaltito rifiuti urbani servendosi di un attrezzaggio provvisorio.
Anche per quest’altra contestabile situazione fattuale si è venuta a concretare una netta e deliberata inadempienza a un preciso obbligo contrattuale risalente al 2008 e, quel che è più grave, non è stata data attivazione a un servizio pubblico essenziale, affidato in concessione dal Comune alla Daneco con il medesimo contratto di appalto per la costruzione dell’impianto. Né cè stata alcuna rivalsa del Comune sulle garanzie fideiussorie di quel negozio. E, allora come mai qui non si sono, giammai, ravvisate concrete avvisaglie di un possibile addebito di resposabilità amministrativo-contabile? Eppure, i termini contrattuali sono del tutto similari e, per giunta, l’inadempienza della Daneco riflette realisticamente mancati introiti per le casse comunali.
Riportando, invece, l’osservazione sulla problematica contestualizzata dell’autorizzazione edilizia alla Medicol s.r.l. e, quindi, all’intento dell’Amministrazione di porre definitivamente nel nulla l’intervento costruttivo da parte della medesima concessionaria allo scopo di far retrocedere al Comune la proprietà dei suoli su cui sarebbe dovuto sorgere il nuovo centro ospedaliero, ritengo che il meccanismo che si vuol mettere in atto non sia privo d’incognite. Non credo, infatti, che la soluzione annunciata possa conseguire le attese dichiarate, piuttosto potrebbe dar origine a irrimediabili controversie aprendo la strada a complessi e lunghi contenziosi giudiziari.
Preoccupazione che rilevo alla luce di quello che è stato il risultato dell’anomalo insediamento edilizio che si è prodotto nell’ambito della Maglia A.S.15 del P.R.G.C. (Contrada Torre del Ciuccio) le cui edificazioni sono state eseguite completamente al di fuori dei criteri di fabbricabilità dettati dal Piano Particolareggiato per quella Zona, cui alla Delibera di Consiglio n.114 del 27.12.1999 che aveva disciplinato tecnicamente l’edificazione di attrezzature comunali per servizi a favore della comunità. Una sorta di artificio affaristico, cui non è rimasta esente la stessa autorizzazione all’edificabilità di “Villa Giustina”, ha portato, infatti, a una completa mutazione di destinazione urbanistica di quella Maglia urbana su cui si sono costruite opere edilizie diverse da quelle previste dal Piano Particolareggiato che l’aveva assevita per determinati e specifati servizi municipali rivolti a promuovere la qualità della vita sociale, culturale e dell’ambiente. E’ accaduto che, subito dopo l’approvazione di detto Piano di Zona, investitori scaltri si sono, in qualche modo, accaparrati le aree incluse in quel Piano e si sono proposti al Comune per ivi costruire strutture di proprio interesse: una palestra di nuoto, una casa ospizio per portatori di handicap mentali e, per quello che ci occupa, una clinica ospedaliera, facendosi certificare dal Comune medesimo che gli edifici che avrebbero costruito, per conto del Comune medesimo, sarebbero stati poli di servizio pubblico per l’utenza cittadina. E, di fatti, seguendo uno schema convenzionale, già sperimentato in altri casi, studiato appropriatamente per raggirare le norme attuative dell’edificabilità dell’Area AS. 15, il suolo di mq. 7459 in contrada “Torre del Ciuccio”, comprato dalla Casa di Cura “Villa Giustina” fu ceduto al Comune che, a sua volta, ne retrocesse il diritto di superficie alla stessa società cedente, contestualmente all’affidamento dell’appalto a realizzare la struttura ospedaliera nel rispetto dei parametri costruttivi dettati dal Piano Particolareggiato.
Articolo pubblicato su "in città" n. 3 del 2008
Tanto fu convenuto tra il Comune e la società ospedaliera mediante la stipulazione di un contratto in forma pubblica davanti al notaio Corrado Magarelli di Castellana Grotte, in data 3 maggio 2000. Di quest’artificiosa operazione negoziale, dagli obiettivi chiaramente speculativi, ne ho data particolareggiata illustrazione con due miei precedenti scitti, pubblicati sul mensile “in Città” al n. 3 del 2008 dal titolo “Ambiguità grossolana o forbita corruttela?” e, ancora, sul n.7 del 2009 dal titolo “Un centro ospedaliero privato a Giovinazzo”, entrambi qui riportati per chi è interessato a un integrale approfondimento delle alterazioni urbanistiche compiute nell’area di cui si discute.
Articolo pubblicato su "in città" n. 7 del 2009
Con detti scritti tracciai la lunga storia di quello che fu il contorto percorso amministrativo conclusosi, dopo una serrata trattativa tra Natalicchio e il dott. Paolo Vicenzi, A. D. del Gruppo finanziario G.V.M. S.p.a., con l’accordo a costruire sul suolo, riconfermato nel diritto di superficie alla società “Medicol s.r.l.”, un complesso ospedaliero di ben 120 posti letto, rimodulando la consistenza volumetrica dell’edificio, precedentemente contrattualizzato e autorizzato con la licenza edilizia del 13 agosto del 2004. E, proprio con la mia esposizione, pubblicata a luglio del 2009, ebbi a formulare sostanziali censure al deliberato del Consiglio Comunale del 3 giugno 2009 con cui fu convenuta una variante al precedente permesso a costruire n.19/2001, costituita da un complessivo rifacimento progettuale per la costruzione di un articolato centro ospedaliero completamente in deroga ai bassi indici di fabbricazione previsti per quella Zona AS.15.
Nell’attualità la struttura ospedaliera, per cui tanto ebbe a dimenarsi Natalicchio, accordando la variante di progetto, pare non sia stata costruita dalla società Medicol S.r.l., poiché la Regione Puglia non le ha mai volturato le autorizzazioni sanitarie già facenti capo alla cessata Casa di Cura “Villa Giustina”, in precedenza acquistata. Vicenda questa che non solo ha generato un lungo contenzioso amministrativo trascinatosi davanti al Consiglio di Stato fino all’autunno scorso, ma soprattutto il mancato accreditamento istituzionale della costruenda clinica privata da parte del Sistema nazionale della Sanità. In altri termini alla Medicol s.r.l., che ebbe a fare propria l’ex “Villa Giustina”, non le sarebbero stati, giammai, accreditati dal Sistema nazionale i posti letto riconosciuti in capo all’ospedale privato molfettese dopo che il servizio ospedaliero, per gravi deficienze strutturali della sede operativa, fu trasferito presso Villa Lucia Hospital di Conversano, sempre di proprietà della Medicol s.r.l., in attesa della nuova costruzione a Giovinazzo.
Nulla vieterebbe, dunque, alla Medicol di accampare a sua difesa per la mancata realizzazione della clinica a Giovinazzo il fatto di non aver potuto avere l’accreditamento dei posti letto afferenti all’ex “Villa Giustina” nell’ambito della dotazione dei posti ad essa riconosciuti dalla ASL/BA, nell’ambito del territorio provinciale. Tuttavia, a parte questa e ogni altra considerevole motivazione che possa opporre la Medicol s.r.l. al preannunciato ritiro della licenza edilizia di costruzione dell’edificio con ampliamento volumetrico assentito a norma dell’art. 14 del D.P.R. 380/2001, non può essere certo il provvedimento di revoca del permesso edilizio che possa far riacquisire al Comune la proprietà dei terreni.
Già, perché quei suoli non sono mai stati di proprietà del Comune, furono acquistati dal gestore della clinica privata con l’obiettivo di consegnarli al Comune perchè gli traferisse il diritto di superficie indispensabile per realizzare, per conto del Comune medesimo, il centro ospedaliero mediante una concessione. La formalizzazione, che ebbe a sancire quest’assurdo e sconsiderato accordo, è insita nel contratto, in forma pubblica, del 3 maggio 2000, ricevuto dal Notaio Corrado Magarelli di Castellana. Pertanto, una qualsiasi risoluzione che si voglia intraprendere da parte del Comune nei confronti della Medicol s.r.l. non può che avere a determinarsi su quel rapporto negoziale che, tra l’altro, ha come obiettivo principale la regimetazione di diritti reali sui terreni del Lotto 3 della Zona A.S. 15 impegnati dal Comune, a mezzo di un contorto espediente, per creare un servizio ospedaliero pubblico, deliberato dal Consiglio Comunale.E, dunque, non credo che la soluzione al patatrac possa avvenire mediante atti d’imperio, ma solo attraverso un’approfondita riconsiderazione congiunta degli interessi che all’origine furono alla base di quell’astrusa quanto illecita convenzione che fece all’epoca tanta propaganda popolare, prospettando il miraggio di un ospedale a Giovinazzo.
Propaganda su propaganda, è questa la strategia dei nostri amministratori pur di accapparsi voti. Attenzione, però, che una qualsiasi decisione amministrativa di annullamento di precedenti provvedimenti che hanno fatto insorgere interessi legittimi in capo ad un privato è sempre fonte di contenziosi anche costosi per la pubblica amministrazione. E la Medicol la sa lunga. Basti pensare che ha opposto ogni possibile resistenza all’Ordinanza-ingiunzione, datata 2 febbraio 2012, al pagamento della somma di € 40.000,00, comminata dal Garante per la protezione dei dati personali, per l’infrazione della violazione dell’art.37, c.1, lett.b) del D.lgs. 196/2003, risalente all’ex Casa di Cura Villa Giustina. Il relativo contenzioso, azionato dalla Medicol, subentrata a Villa Giustina, e dalla stessa trascinato, perfino, davanti alla Suprema Corte di Cassazione, si è chiuso con la sua soccombenza con una sentenza decisa appena il mese di gennaio scorso.
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