Che fare dopo che l’impianto provvissorio con le discariche a supporto è stato messo definitivamente fuori esercizio?
E’ divenuta nuovamente di attualità la discussione sulla discarica di San Pietro Pago, a seguito delle ultime acquisizioni che si sono avute non solo riguardo alla messa fuori esercizio dell’intero complesso di smaltimento temporaneo con i relativi lotti di discarica I,II, III e VI e, soprattutto, per il mancato avvio della copertura terminale e dell’attività di post-esercizio di tutta l’area della discarica. Si ritorna a parlare, a livello pubblico, di questa annosa e grave vicenda, dopo due anni da quel famoso Consiglio comunale che segnò il ritiro della famigerata Ordinanza n. 62/2014 con la quale Depalma acconsentì alla Daneco di riprendere ad ammassare rifiuto pretrattato sui lotti I,II e III. Bene ha fatto il Direttore D’Attolico, in anteprima, con i suoi due scritti a fare una ricognizione puntuale dei fatti, rammentando, tra l’altro, che quel dispositivo del Sindaco puntava a sopraelevare ancora ulteriormente i tre lotti più antichi fino alla quota apicale del VI lotto, più volte incrementata con Ordinanze del Presidente della Regione. Un altro Consiglio comunale è stato, infatti, convocato il 1 dicembre scorso per una realistica valutazione sotto l’aspetto politico-gestionale della disattivazione dell’intero sistema di trattamento e smaltimento dei rifiuti presso l’impianto di biostabilizzazione provvisorio, ormai inoperoso da oltre un anno. Un’assise speciale che ha visto il profilarsi di un inconsueto serrato confronto tra il Sindaco in carica, sostenuto da gran parte della sua maggioranza, e l’Avv. Daniele De Gennaro, presente in aula come prossimo candidato a Sindaco con le liste PrimaVera-Alternativa, Sinistra italiana e Abbracciamo la Città. Per contro l’opposisizione consiliare, ridotta ai minimi termini, appena due rappresentanti, uno per Gruppo politico, su un argomento così complesso e controverso, è apparsa di scarsa misura in ogni senso. I due Consiglieri, ai banchi deserti, hanno dato l’impressione navigassero in una sorta di dèfaillance, non avendo in serbo alcuna indicazione propositiva a contrastare le tante asserzioni di Depalma a evidenziare solo le responsabilità della precedente Amministrazione Natalicchio circa gli “affari” della Daneco nei diversi appalti di servizi corrisposti al Comune e naturalmente a riferire i suoi informali contatti con le Autorità politiche sovracomunali. E tanto ha concorso a ridurre il confronto ad una corrente esposizione di vedute senza arrivare ad alcuna decisione di rilievo in ordine a quanto debba e possa fare il Comune, proprietario del sito, per mettere da subito in sicurezza l’impianto, ormai definitivamente fuori esercizio in tutti i suoi comparti di lavorazione e di smaltimento dei rifiuti urbani.
Qui mi preme, innanzi tutto, una doverosa puntualizzazione per evitare, come continua a fare anche il Sindaco, che disquisire e confrontarsi sulla drammatica situazione della discarica significhi discutere della Daneco in genere, come ex gestore del Servizio di spazzatura e raccolta cittadina, come concessionaria del Comune per l’esercizio dell’impianto provvisorio di biostabilizzazione (contratto pubblico rep. 60387 del 26.09.2003) e, ancora, come appaltatore per la costruzione e gestione dello stabilimento a regime (atto n.2313 del 30.12.2008), del costo di oltre 40 milioni di Euro, mai portato ad esecuzione, nonostante siano stati espropriati suoli agricoli volturati a specifica destinazione industriale per la lavorazione di rifiuti non pericolosi. Ne viene fuori un quadro confuso ed anche contradittorio che, invece, ha bisogno di definizione di ambiti problematici cui trovare una qualche adeguata e specifica proposizione di intervento. Per cui l’attuale discussione si dovrebbe concentrare e circoscrivere sull’impianto provvisorio costituito dalle 6 celle di biostabilizzazione meccanica con le annesse discariche segnalate come lotti I,II III e VI, tutti sottoposti a continue sopraelevazioni di gran lunga oltre i livelli iniziali riportati dalla DD. n. 507/ 2009 e successive integrazioni del Servizio Regionale Ecologia. Ed, infatti, è riguardo ai siti di abbancamento dei rifiuti a supporto dell’impianto provvisorio che è scattata l’azione gudiziaria di sequestro precuzionale di cui si è data informazione con altro mio precedente scritto e meglio ancora illustrata con le note espositive di D’Attolico. Ed è sempre in riferimento a questo impianto provvisorio che sono state assunte le ultime determinazioni decisionali degli Organi Tecnici regionali: la DD. n.193 del 18.11.2016 del Dirigente Giuseppe Maestri a capo del Servizio Autorizzazioni Ambientali e la DD. n.194, sempre datata 18.11.2016, a firma della dott.ssa Antonietta Riccio a capo della Sezione Autorizzazioni Ambientali. Queste due decisioni, particolarmente importanti, mettono fine, a distanza di oltre due anni, al procedimento messo in moto dalla Daneco con istanza n.314/2014 del 27.06.2014 tesa alla modifica sostanziale autorizzativa VIA/AIA allo scopo di poter ancora utilizzare i lotti di discarica I,II e III con l’applicazione delle misure e i criteri di esercizio fissati dalla DD. 507/2009 e sue successive integrazioni. Ebbene con le determine regionali appena richiamate per un verso è stata denegata la richiesta di nuova autorizzazione integrata VIA/AIA in virtù di un giudizio di non compatibiltà ambientale del Progetto Daneco configurato nella sua istanza n. 314/2014 del giugno 2014 che mirava alla riattivazione dei lotti I,II e III con un rialzo dei profili di circa 1,5/2 m. mediante stivaggio di rifiuto biostabilizzato. Per altro verso, a motivo di rilevate incertezze di negoziazione e d’inaffidabilità delle polizze assicurative presentate a garanzia della regolarità d’esercizio dell’impianto temporaneo di trattamento, si è provveduto alla revoca completa dell’autorizzazione funzionale di quella struttura, originariamente conferita con la DD. n.507/2009. Si è così decretata la mancanza di qualsiasi presupposto tecnico-operativo perché possa riprendere a funzionare quello stabilimento. Tant’è che per consentire il modellamento uniforme della copertura finale dell’intera area della discarica è stato nuovamente ribadito che l’adeguamento del profilo terminale dei tre lotti alla quota del VI non può avvenire con l’abbancamento di rifiuto pretrattato ma solo con l’apporto di materiale vegetale e/o compost. Soluzione questa avversata dalla Daneco, orientata invece ad impiegare, almeno in parte, le scorie ferrose della Cat. CER 10.09.03, reperibile sui terreni del lotto V di scarica, quello che si sarebbe dovuto allestire in soccorso all’impianto a regime. Avviso, peraltro, condiviso dal Sindaco in sede di Conferenza di Servizi presso la Regione ove sembra abbia sostenuto le ragioni della Daneco evidenziando l’elevato costo che la società concessionaria deve sostenere per il reperimento e il trasporto in discarica di quel materiale di riempimento imposto dagli Organismi tecnici regionali.
Dunque, assunta la certezza che una qualsiasi attività di selezione, trattamento e smaltimento di rifiuti non potrà essere riavviata sul sito di San Pietro Pago presso gli impianti nello stato in cui sono, all’infuori del livellamento dei profili dei lotti I,II e III, s’impone subito la messa in atto della copertura terminale dell’intera area della discarica. Né la Daneco può ancora indugiare ad attivarsi in questa operazione, considerata la definitività e compiutezza dei responsi tecnici provenienti dai competenti Servizi regionali riguardo alle sue istanze di mantenere in piedi il servizio di smaltimento dei rifiuti fino alla colmatura dei tre lotti antichi al livello di quota del VI lotto di discarica. Né si può trascurare minimimamente che proprio in adiacenza di tali strutture v’è un preoccupante fenomeno di emissioni gassose, accertato con appositi verbali degli Organismi tecnici di vigilanza che confermano le evidenti ragioni del provvedimento di sequestro precauzionale del sito da parte della magistratura.
Stando così le cose, lo stato dell’area nel suo attuale contesto impiantistico presenta indiscutibili aspetti emergenziali che, in qualche modo, necessita neutralizzare o per lo meno tenere sotto i livelli di guardia. In questo senso urge dare inizio alle operazioni di rimodellamento e di sistemazione delle coperture terminali ed intervenire con la gestione di post-esercizio di tutta la discarica, come previsto dall’art.8 del Contratto pubblico, rep. n.60387 del 26.09.2003, a suo tempo stipulato dal Comune con la S.P.E.M. S.p.a. cui è subentrata la Daneco, con tutti gli oneri a carico di quest’ultima.
Sta, dunque, al Comune intimare la Daneco a dar corso a tutti questi interventi, considerando anche le esigenze di salvaguardia, riqualificazione e recupero dell’intera isola di discarica che è venuta a sorgere in contrada San Pietro Pago. E, proprio a questo riguardo è essenziale verificare che dal sito non si sprigionino emissioni inquinanti nocive per la collettività. E questo va appurato con ogni urgenza provvedendo direttamente ad incaricare una agenzia esperta nel settore che possa eseguire puntuali rilevamenti, specie sulla qualità dell’aria, non facendo più affidamento solo su quanto viene riportato dagli organismi pubblici di specifica competenza i cui rapporti di ispezione, di frequente, non sembra siano apprezzati dal Sindaco stesso. Un sistema di monitoraggio continuo mediante l’installazione di sensori di controllo dello stato di inquinamento da parte di una azienda esterna costituirebbe il rimedio indispensabile perché non si crei allarmismo presso la popolazione, specie se i dati rilevati riguardo agli agenti incidenti possano essere resi noti quotidianamente attraverso uno scherma espositivo davanti al palazzo di città.
Orbene, se Depalma si vanta tanto di non aver disposto la chiusura della strada vicinale di San Pietro Pago, contro ogni valutazione tecnica dello stesso Ufficio comunale, per non creare aggravi ed impedimenti agli agricoltori nel corso della campagna di raccolta olive, quanto più impellente deve essere la tutela della salubrità ambientale. Forse non è il principale compito del Sindaco garantire che da quel sito non si generino impatti nocivi per l’ambiente e per le persone? Vale la pena ricordare che questo dovere è un incombente proprio del Sindaco, per quanto disposto dalle vigenti leggi e dallo Statuto comunale, e non spetta in alcun modo alle Autorità regionali cui, dice, di tenere sempre sotto pressione perché intervengano a risolvere le controversie insorgenti dai rapporti contrattuali con la Daneco.
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