Dedicare o intitolare? Interrogativi su una pista ciclabile che continua a dividere.
Il prossimo 27 gennaio sarà inaugurata una parte della nuova pista ciclabile costruita sul lungomare Esercito Italiano. La pista ciclabile è parte integrante del progetto di riqualificazione del Lungomare di levante e nel tratto tra via Marzella e via Palestro è stata costruita a doppio senso di marcia in sede propria, separata da quella relativa ai veicoli a motore ed ai pedoni, attraverso idonei spartitraffico longitudinali fisicamente invalicabili. Fin qui nulla di strano, anzi. Conosciamo abbastanza bene i benefici della bicicletta e la necessità di tutelare i ciclisti che, soprattutto in estate, decidono di muoversi sul mezzo a due ruote che consente a chiunque di rimanere in ottima salute senza dover per forza sottoporsi a massacranti allenamenti. In ogni caso, il nostro amore per la bicicletta non ci deve deviare da alcune considerazioni su un atto amministrativo che ha lasciato molti giovinazzesi con l’amaro in bocca e con molti interrogativi: l’intitolazione del primo tratto di pista ciclabile a Vincenzo Nibali.
Tutti conoscono Vincenzo Nibali e la sua fama di corridore di corse a tappe. E’ uno dei pochi ciclisti ad aver vinto i tre grandi giri: Tour, Vuelta e Giro d’ Italia. Cosa c’è di strano in questo? In fin dei conti Giovinazzo vuole omaggiare un grande sportivo italiano. C’è un particolare non trascurabile per le leggi dello stato: nessun luogo pubblico può essere denominato a persona che non sia deceduta da almeno dieci anni. Ohibò, ma è possibile che l’intitolazione di aree di circolazione o luoghi pubblici sia fatta a personalità che non possono onorarci della loro presenza? Che non possano godere di un riconoscimento alla loro carriera?
Regolamento comunale diToponomastica
Ebbene si, è tutto codificato da un regolamento comunale di toponomastica redatto ed approvato nel 2014 dall’ attuale maggioranza di Palazzo di Città. Nel regolamento è ben specificato che l’attribuzione dei nomi deve essere effettuata secondo le norme del RD 10/05/1923 n. 1158, convertito in legge il 17 aprile 1925 n. 473 e dalla legge 23 giugno 1927 n. 1188 in quanto applicabili e dalla circolare del ministero dell’ interno n. 4/1996. Il richiamo del regolamento a vecchie leggi tuttora in vigore è legittimato anche da una più recente circolare del Ministero degli Interni. Tale disciplina ha ricevuto puntuale conferma anche nell’art. 41, comma 3, del D.P.R. 30 maggio 1989 n. 223, recante il nuovo regolamento anagrafico della popolazione residente. Qualcuno potrebbe obiettare che non si tratta di una via, una piazza, un viale, un corso, ma di una pista ciclabile che all’ art 3 del regolamento comunale non è considerata esplicitamente quando si chiarisce il concetto di area di circolazione. Nell’informativa ISTAT del maggio 2014 (Precisazioni relative all’ attività di inserimento e validazione dei dati toponomastici) nell’ elenco delle aree di circolazione si fa espresso riferimento alle "aree di circolazione pedonali e ciclabili” a cui è stata assegnata una denominazione". Ma cosa c’entra l’anagrafe e l’ISTAT in un semplice percorso di omaggio ad un campione contemporaneo? Tutta la disciplina della toponomastica è di competenza degli uffici anagrafe e nel nostro Comune la responsabilità della toponomastica è attribuita al servizio demografico del 1° settore Patrimonio e servizi istituzionali che cura anche l’anagrafe.
Riassumendo, secondo le leggi dello Stato e il regolamento comunale la delibera di giunta che specifica una nuova intitolazione deve essere trasmessa al prefetto e acquista efficacia dopo il visto di approvazione di quest’ ultimo. Solo dopo aver ottenuto il visto del prefetto si potrà procedere all’apposizione della cartellonistica dandone ampia informazione a tutti i cittadini. Ricordiamo ancora il caso di via del Ciuccio che l’amministrazione Natalicchio volle modificare in via Giovinazzesi nel mondo e la Prefettura non volle approvare. Tutto ritornò come prima e il Comune dovette trasferire l’intitolazione alla strada adiacente il Palasport.
Pensando ad uno scherzo abbiamo pensato di chiedere informazioni all’ Assessore comunale con delega alla toponomastica Marianna Paladino. In maniera garbata, com’ è sua consuetudine, e con evidente imbarazzo ci ha dirottato al Sindaco Tommaso Depalma che ha seguito personalmente la questione. A conferma di tutto da un’analisi della delibera di giunta n. 2 del 13 gennaio in cui si approva la nuova intitolazione notiamo l’assenza dell’assessore responsabile e la relazione sviluppata dal Sindaco. Naturalmente non pensiamo a divergenze, ma ad una semplice casualità.
Al Sindaco Tommaso Depalma abbiamo chiesto: E’ legittimo intitolare un ‘ opera pubblica ad un ciclista professionista ancora in vita che seppur abbia onorato l’ Italia ed appassionato milioni di sportivi con le sue imprese non ha collegamenti con il nostro territorio? Fossimo in lui faremmo gli scongiuri guardando l’avvenimento come un cattivo presagio vista la normativa che prevede le intitolazioni a personaggi morti da almeno 10 anni. La sua risposta è stata molto scaltra ma nello stesso tempo ingenua: “Infatti la ciclabile sarà dedicata a Nibali con dei richiami alla sua carriera e non intitolata. Ci mancherebbe. Vogliano che abbia lunga vita umana e sportiva. Ma secondo voi ha senso spaccare il capello su di un tecnicismo di una delle tante leggi folli di questa nazione? Ma perché uno deve morire (e aspettare dieci anni, manco potesse resuscitare nel frattempo....) per essere omaggiato se onora la nazione? Ad ogni modo, ricordo che a Bari nel palazzo della circoscrizione alcuni di quegli spazi furono dedicati a Franco Ballerini che per fortuna fece in tempo da vivo il 28 Maggio 2009 a tagliare il nastro. E anche in questo caso per me la sostanza vale più di tante leggi assurde. E chiedo io a te, meglio una ciclabile anonima (come tutti i nostri palazzetti......) o dedicata a un personaggio che il mondo ci invidia ? E se sarò un fuorilegge per questo, sono ben lieto di esserlo.”
Non entriamo nel merito delle differenze tra “dedicare” e “intitolare” perché lo riteniamo superfluo e rischiamo di tediare il lettore. Basta solo consultare un qualsiasi vocabolario per capire l’ assurdità della risposta. Rammentiamo che nella delibera n. 2/2016 è riportata la relazione del Sindaco dove è esplicitamente scritto “ intitolazione” e nell’ approvazione è confermato in modo chiaro:Procedere con la riconsegna a questo Ente della pista ciclabile corrente sul lungomare Esercito Italiano, tratto compreso tra via Palestro e via Marzella, per la manifestazione di “intitolazione” della stessa al ciclista Vincenzo Nibali e la sua inaugurazione alla data del 27/01/2016.
Per il resto ricordiamo al Sindaco che la funzione di intitolazione di strade, piazze e luoghi pubblici, cui è preposta ogni amministrazione comunale, comporta valutazioni che sono strettamente connesse al sentimento civile delle diverse comunità locali, delle quali gli amministratori devono cercare di trarre ogni aspetto di carattere storico, culturale o semplicemente di affetto. Tutto questo al fine di evitare che in sede locale possano essere intitolati luoghi pubblici a personaggi privi di rilevanza in rapporto alla storia ed alla cultura della comunità. Non a caso parliamo di Storia e Cultura perché Vincenzo Nibali non fa parte né della Storia, né della Cultura giovinazzese. Nulla da obiettare sull’ uomo e sullo sportivo, ma riteniamo che in questo caso sarebbe stato più giusto dedicare e/o intitolare la pista ciclabile ad un giovinazzese. Siamo in grado anche di proporre e non solo di contestare le pubbliche scelte. Noi avremmo preferito e proposto alla cittadinanza il nome di un uomo che ha sempre lavorato in silenzio per lo sport e i giovani e che spesso i suoi stessi allievi mostrano di aver dimenticato: Vito Michele Bruno. Forse non tutti lo ricordano, ma ha portato il ciclismo a Giovinazzo. Sicuramente il suo nome non è famoso come quello di Nibali, tuttavia riteniamo che una comunità debba saper scegliere senza farsi condizionare dalle amicizie e dalle ambizioni personali. Inoltre il rispetto delle regole per un buon amministratore è essenziale per dare sostanza alla sua azione. Se chi ci amministra ritiene di poter sorvolare su norme e regolamenti dando interpretazioni personali sulla concretezza e sulla opportunità degli atti che è chiamato a curare nella sua funzione di rappresentante delle istituzioni, quale potrebbe essere l’esempio dato ai cittadini? Le regole responsabilizzano l’autore dell’atto non solo sotto il profilo della legittimità, ma anche sotto quello della sua funzione educativa e della comunicazione. E’ il caso di ribadire ancora una volta che la nella Pubblica Amministrazione la forma è sostanza, concretezza, legalità ed è un’ esigenza fondamentale della vita sociale per promuovere la costruzione del bene comune.
UNA VITA CONSACRATA AL CICLISMO
Bruno giovane dilettante
Chi era Vito Michele Bruno?
Nato a Bari il 10/06/1916. Fin da piccolo è preso dalla passione per la bicicletta. A 16 anni si tessera con una società ciclistica di Bari. Ottiene buoni risultati sia come esordiente, sia come allievo, ma è da dilettante che vince molte corse e diventa varie volte Campione Pugliese distinguendosi come “ un buon passista veloce”. Il servizio militare e la chiamata in guerra durata 5 anni interrompono il suo sogno di diventare ciclista professionista, anche se tornato dalla guerra, riprende a gareggiare con buoni risultati. Alla fine degli anni 40 si ritira dall’attività agonistica e comincia a seguire i ciclisti come direttore sportivo. Nei primi anni 50 fonda a Bari la Società Ciclistica “ Donato Bruno” in onore di suo padre. Intuisce il talento di diversi ciclisti che poi diventeranno famosi come i fratelli Gesuito, Albergo, Rubino, ecc.
Bruno Direttore Sportivo nel dopoguerra
Oltre alla passione per lo sport nella sua attività era spinto da un sentimento di generosità verso i ragazzi e il suo vero scopo era di allontanarli dai disagi e pericoli che la quotidianità presentava. Nel 1966 si trasferisce a Torino per lavoro (dipendente delle Ferrovie dello Stato) e anche in Piemonte collabora in una società Ciclistica come Direttore Sportivo. Nel 1971 ormai pensionato torna alla sua amata Giovinazzo e la sua passione lo porta a rifondare la Società Ciclistica “ Donato Bruno” e a ricominciare una nuova avventura.
Bruno con alcuni suoi giovani ciclisti giovinazzesi
In seguito avvalendosi della collaborazione di amici sportivi come il signor Tesoro, Deblasi, Fiorentino, Misurelli, De Fronzo, Depalma, Turturro, De Bari, Capurso e del futuro D.S. Giuseppe Depergola fonda la Società Ciclistica Giovinazzo. Di anno in anno a Giovinazzo nascono veri talenti, corridori dal roseo avvenire sportivo come Gadaleta, Abbondanza, Turturro, Fiorentino, i fratelli DeFronzo, Tesoro, Misurelli, Capurso, Delfino, i fratelli De Blasi, i fratelli De Bari, i fratelli Fiorentino, il discepolo Depergola e il nostro Sindaco Tommaso Depalma. Muore il 21/03/1988.
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