Cronistoria di una deturpazione del nostro territorio.
La parola geosito può avere diverse definizioni. La più comune è quella che definisce geosito ogni località, area o territorio ove sia possibile individuare un interesse geologico per la conservazione. (Wimbledon, 1996). Si tratta dunque di rarità che per il loro valore scientifico e per la loro bellezza possono essere considerate alla stregua di antichi monumenti da salvaguardare, valorizzare e tutelare. E, come i monumenti, costituiscono la storia dell’evoluzione del territorio in cui si trovano.
Questa premessa è utile per capire di cosa parleremo e descrive concetti facilmente riscontrabili sui testi scientifici. Quella che vi racconto, da piccolo cronista di paese e senza grosse pretese di esaustività, è una buffa storia di ordinaria follia. Follia della pubblica amministrazione che come in una sceneggiatura ben equilibrata non lascia né vinti, né vincitori.
Si comincia con un finanziamento ottenuto per il consolidamento della fascia costiera per cedimenti e crolli della costa rocciosa erosa dagli agenti atmosferici e naturali. Si prosegue con la progettazione da parte dell’ente comunale e con l’appalto dei lavori. Nel frattempo il lungomare è interdetto per un lungo tratto e ingabbiato per salvaguardare i cittadini. Cominciano ad arrivare le prime autorizzazioni e tra le più importanti ricordiamo quella della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici, l’autorizzazione paesaggistica del Servizio Regionale Assetto del territorio e il parere di compatibilità dell’Autorità di bacino. Cambia l’amministrazione e naturalmente cambiano gli attori: Tommaso Depalma s’insedia sulla scranna comunale. Arriva anche il giudizio favorevole di compatibilità ambientale da parte del Dirigente del Servizio Ecologia regionale e assistiamo alla risoluzione del contratto d’appalto con molteplici polemiche sulla sua opportunità. A gennaio 2014 viene affidato l’incarico della progettazione in forma esecutiva necessaria per l’espletamento della nuova gara di esecuzione dei lavori che viene indetta a dicembre dello stesso anno. Il 05 marzo 2015 i lavori sono definitivamente aggiudicati con un ribasso del 33,485% sull’importo posto a base di gara di € 1.581.929,03. (documenti consultabili sul portale del Comune al seguente link: http://www.comune.giovinazzo.ba.it/sezioni-del-portale/bandi-e-avvisi/bandi/1047 ) Si prosegue con tutti i pareri e le autorizzazioni previste. Al progetto esecutivo è allegata anche la relazione geologica redatta dal dott. Maurizio Cice che “ definisce la fattibilità geologica del progetto” e “fornisce un inquadramento del sito sia da un punto di vista geologico, al fine di identificare i corpi litologici presenti, che geomorfologico, allo scopo di definire eventuali problematiche legate alla stabilità dell’area e quindi dell’intervento a farsi”. In tutti questi passaggi, compresa la relazione geologica e le varie autorizzazioni ambientali e paesaggistiche, il geosito non compare, sembra che nessuno conosca l’esistenza dell’importante area d’interesse geologico. Per capirne le motivazioni dobbiamo fare un passo indietro e partire dal 2009 quando è approvata la legge regionale 33 per la “Tutela e valorizzazione del patrimonio geologico e speleologico”. Con la legge si istituisce il catasto dei Geositi e dal 2010 la regione Puglia predispone una serie d’iniziative per la ricognizione e la verifica del patrimonio geologico esistente. A dicembre 2014 il lavoro svolto viene presentato ufficialmente e successivamente è inserito sul sito della Regione Puglia. Da questo momento tutti siamo stati potenzialmente in grado di conoscere l’esistenza di due geositi a Giovinazzo: il primo in prossimità della località “la rotonda” sul lungomare di ponente interessata a lavori di consolidamento della fascia costiera e il secondo in prossimità della zona comunemente conosciuta come “ Crocifisso”. La legge 33/2009 prevede all’art 3 comma 7 che il catasto sia approvato con delibera di Giunta Regionale e sia data notizia ai comuni interessati e ai proprietari dei siti. Naturalmente andrebbe anche fatto l’inserimento negli allegati del nuovo Piano Paesaggistico Territoriale Regionale per la consultazione degli uffici preposti alle varie autorizzazioni ambientali. A tutt’oggi la delibera regionale d’istituzione del Catasto non è stata ancora emanata e gli uffici regionali stanno informando i Comuni interessati. Il nostro Comune è stato informato solo da qualche giorno.
Lo stato dei lavori in data odierna
All’inizio ho parlato di storia buffa di ordinaria follia. Avevamo un sito d’interesse naturalistico sottoposto per legge a vincoli di tutela, ma nessuno dei funzionari ne era a conoscenza. Quasi per uno scherzo del destino la comunicazione c’è giunta nei giorni successivi ai lavori che hanno in parte compromesso il sito. Ovviamente in tutto questo non ci sentiamo di rendere responsabile qualcuno ma solo i tempi normali della burocrazia. Dopo molti anni di attesa finalmente iniziano i lavori al lungomare e si scopre che la stessa scogliera oggetto d’intervento è un sito tutelato e vincolato dalla legge. Un mese di ritardo nei lavori e il geosito sarebbero ancora integro. A quanto sembra solo in pochi avevano la consapevolezza dell’esistenza a Giovinazzo dei siti geologici e del loro valore reale. Un’area con questi requisiti ha valore non solo per quello che rappresenta, ma anche per quello che può rappresentare nella diffusione della cultura e nella crescita dell’economia del posto in cui si trova. Pertanto, mai come in questo caso si può parlare di “convenienza a conservare e valorizzare”. Ora bisogna operare per salvare ciò che può essere recuperato e salvaguardare il secondo sito non ancora compromesso.
chiusura del fronte delle cavità con muratura in pietra da taglio calcarea e riempimento con calcestruzzo cementizio
Dopo questa breve cronistoria approdiamo agli ultimi giorni e a una polemica che ancora una volta ha interessato il nostro primo cittadino. A fine gennaio sulla pagina facebook “Giovinazzo città d’a…mare” compariva un post in cui si evidenziava la presenza del sito geologico e i lavori che attraverso colate di cemento rischiavano di produrre danni irreparabili. L’ex candidato Sindaco e consigliere comunale Antonio Galizia chiedeva il blocco dei lavori e informava i cittadini dell’invio di lettere agli uffici preposti alla tutela. La stessa Pro Loco si faceva promotrice d’informative agli uffici regionali interessati. Come rispondeva Tommaso Depalma? Rassicurando i cittadini? Attivandosi per meglio conoscere i dettagli della presenza geologica? Ordinando la temporanea sospensione dei lavori in attesa di ulteriori definizioni? Niente di tutto questo. Invece, sempre utilizzando la pagina facebook pseudo istituzionale “Comune di Giovinazzo - Cittadini in rete” il Sindaco rispondeva: “Si procede come da programma e da progetto. E vi rassicuro fin da subito su alcune farneticanti dichiarazioni apparse su di un post di una sedicente forza politica (esistente solo a Giovinazzo) che si riferisce ad un ex candidato sindaco bocciato dai cittadini nel 2012. Si parla di scenari apocalittici, di attività illegali, di progetto sbagliato e di tante altre fesserie. Rassicuro tutti che le opere in esecuzione sono quelle definite nelle progettazioni che hanno ottenuto tutti i pareri ed autorizzazioni degli enti ed uffici competenti. Per cortesia evitiamo di inseguire dei folli che sono solo degli ignoranti (nel senso di ignorare la realtà) a cui consiglierei prima di spargere inutili allarmismi di leggersi le carte. Ce la faremo. Tom.”
Una risposta che si commenta da sola. E non solo.
Il fotomontaggio apparso su un social network
Qualche bontempone ha schernito i promotori della diffusione di notizie riguardanti il geosito attraverso un fotomontaggio raffigurante la pagina di un vecchio giornale cittadino spacciata per vera. Ancora una volta si è pensato di adoperare i canali pubblici per esternare opinioni discutibili e di tipo propagandistico. A quanto sembra, in seguito alla comunicazione giunta dalla Regione che confermava l’esistenza del sito naturalistico, il Sindaco ha disposto una modifica che, nonostante i danni irreversibili procurati all’area dai lavori fin qui eseguiti, potesse recuperare parte del geosito alla visione di tutti. Naturalmente ha omesso di informare i cittadini sulle decisioni prese, in contrasto con quanto affermato nei giorni precedenti. Ufficialmente nessuna notizia è trapelata su quanto sarà fatto e dei danni fin qui riscontrati. Ancora una volta le esternazioni giornaliere del Sindaco sui social network hanno mostrato una propensione al linciaggio mediatico piuttosto che alla moderazione e alla ricerca di collaborazione con la comunità. Sinergia spesso cercata a parole ma disattesa nei fatti.
COSA DICONO I GEOLOGI
Estratto dalle schede presenti sul catasto dei Geositi (http://www.sit.puglia.it/portal/portale_rete_ecologica/ricognizione%20geositi/Schede )
Le brecce del Cretaceo a Giovinazzo – Lungomare Marina Italiana - CGP0154
Descrizione geologico-naturalistico-paesaggistica
Lungo la falesia che delimita il Lungomare Marina Italiana di Giovinazzo, scendendo le scalinate che consentono di raggiungere dal lungomare gli scogli lambiti dal mare, è possibile osservare la falesia intagliata in depositi del Cretaceo inferiore appartenenti alla Formazione del Calcare di Bari. La successione del Calcare di Bari affiora estesamente in tutto il territorio delle Murge ed è costituita prevalentemente da calcari formatisi in ambienti di mare basso comparabili con le moderne piane tidali e lagune a sedimentazione carbonatica che si sviluppano su alti intraoceanici a latitudini tropicali in corrispondenza di aree subsidenti a bassissimo gradiente morfologico (piattaforme carbonatiche delle Bahamas, Belize, Golfo Persico). La successione affiorante lungo la falesia di Giovinazzo evidenzia come la sedimentazione carbonatica marina in questo tipo di ambienti durante il Cretaceo inferiore non fosse continua ma intervallata da fasi di esposizione subaerea sufficientemente lunghe da determinare lo sviluppo di processi pedogenetici. Tali processi sono osservabili sia come effetto della bioturbazione dei calcari ad opera di radici di piante terrestri sia come formazione di brecce che mostrano spessori variabili da qualche decimetro al metro. La peculiarità del sito di Giovinazzo è quella di presentare tre distinti livelli di brecce ad intraclasti calcarei intercalati nei calcari micritici. In particolare, i livelli di breccia presentano al loro interno una parte inferiore in cui le brecce sono poco cementate, preservano ancora i caratteri dell’originaria stratificazione e sono immerse in una matrice residuale verdastra, ed una parte superiore ben cementata costituita quasi interamente da intraclasti neri (black pebbles). Il colore nero dei clasti è dovuto alla presenza di materia organica che impregnava il sedimento carbonatico. I livelli di brecce rappresentano il prodotto dell’alterazione meteorica prolungata dei calcari che venivano progressivamente brecciati e disciolti nelle acque meteoriche sottosature di carbonato di calcio. La matrice argillosa costituiva il prodotto insolubile della dissoluzione meteorica dei calcari e si depositava come materiale residuale. La precipitazione del cemento tra gli intraclasti neri è dovuta invece alla risalita per capillarità dal sottosuolo di acque sovrassature in carbonato di calcio e alla successiva precipitazione del cemento tra i clasti per effetto dell’evaporazione spinta in climi caldo-aridi.
La precipitazione del cemento tra gli intraclasti ha determinato l’allontanamento passivo dei singoli clasti neri e ha cancellato ogni traccia dell’originaria stratificazione. La conservazione della materia organica suggerisce che gli ambienti in cui si sono formate le brecce ad intraclasti neri corrispondevano ad ambienti anossici (privi di ossigeno) quali paludi o stagni costieri. Oltre all’importanza sedimentologica, questo affioramento presenta un’elevata importanza stratigrafica, perché gli eventi di esposizione subaerea durante la sedimentazione della Piattaforma Apula permettono di effettuare una correlazione stratigrafica regionale con successioni coeve affioranti in altre aree che abbiano registrato lo stesso fenomeno di abbassamento relativo del livello del mare nello stesso intervallo di tempo.
I calcari a Rudiste del Livello Palese - Località Il crocifisso Giovinazzo - CGP0155
Descrizione geologico-naturalistico-paesaggistica
Alla periferia nord di Giovinazzo in località “Il Crocifisso” scendendo lungo la falesia è possibile raggiungere una caletta ciottolosa formatasi in una insenatura. Lungo le pareti della falesia si osserva una successione spessa 15-20 m di calcari bianchi organizzati in banconi spessi fino a 2 m in cui si riconoscono numerosi gusci di rudiste appartenenti al Livello Palese del Calcare di Bari. Il Livello Palese è uno dei livelli guida del Calcare di Bari (CGP0156, CGP0157, CGP0228), affiora nelle Murge nordoccidentali ed è cartografabile con buona continuità laterale per diverse decine di chilometri. La dizione “livello guida” ha un significato informale poiché il Livello Palese rappresenta, più propriamente, un gruppo di strati in cui la medesima litofacies si ripete, mostrando continuamente gli stessi caratteri e la stessa associazione di specie, per spessori che, lateralmente, possono variare da pochi metri a poche decine di metri intercalandosi, anche ciclicamente, ad altre litofacies carbonatiche di piattaforma. Nel sito in esame il Livello Palese presenta i suoi caratteri più tipici poiché è formato da calcaribioclastici dello spessore variabile da 30 cm a circa 2 m costituiti prevalentemente da gusci bioerosi di rudiste e gasteropodi con matrice in cui si riconoscono frammenti di gusci di lamellibranchi, gasteropodi e foraminiferi bentonici. Le rudiste e formano concentrazioni a geometria tabulare in genere poco dense di organismi, in cui i singoli individui, in genere di piccole dimensioni (pochi centimetri di lunghezza), si presentano prevalentemente integri, anche se privi della valva opercolare, e si rinvengono sia in posizione di vita che debolmente rielaborati dalle correnti. All’interno dei singoli strati, le litofacies a rudiste sono ciclicamente alternate con calcari bioclastici che presentano lamine trattive sia pianoparallele che ondulate, oltre ad una gradazione diretta dei granuli. Nel complesso, è possibile attribuire l e litofacies del Livello Palese ad ambienti subtidali a moderato idrodinamismo in cui sussistevano condizioni ambientali (ossigenazione, temperatura e salinità) favorevoli per la diffusione delle rudiste su ampie aree della piattaforma. Per quanto riguarda la determinazione delle specie di rudiste, Gallo Maresca (1994) ha riconosciuto la presenza di esemplari di Eoradiolites murgensis e di Eoradiolites lyratus. L’analisi dell’associazione microfossilifera, costituita in prevalenza dalle specie Valdanchella dercourti e Neoiraqia insolita ha permesso di attribuire il Livello Palese all’Albiano superiore. Oltre alla notevole importanza sedimentologica e paleontologica, questo affioramento di calcari a rudiste ha una importanza stratigrafica almeno regionale, perché l’espansione delle rudiste in questo intervallo stratigrafico suggerisce che ambienti subtidali relativamente aperti e ossigenati erano diffusi nell’Albiano superiore su ampie aree della Piattaforma Apula com’è testimoniato dalla notevole continuità laterale con cui il Livello Palese si rinviene sulle Murge
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