A metà dicembre il nostro giornale ha preso diffusione via Web e il mio primo articolo ha riguardato lo stato di degrado del percorso pedonale di Via Marina divenuto nel corso di questi ultimi mesi un vespasiano per animali domestici e non. Lamentavo questa incomprensibile situazione appuntando il fatto che a distanza di tre anni non si è ancora dato il via all’esecuzione del progetto messo a punto da uno staff di professionisti guidati dall’Arch. Russo di Bari ed approvato dall’Esecutivo dello stesso Depalma già nel marzo 2013 per un costo complessivo di poco meno di € 280.000,000. Un progetto che, dopo le ben note vicissitudini amministrative, insorte a seguito delle acerrime opposizioni della Pro Loco, nel mese di aprile 2015, verificate le circostanziate puntualizzazioni dei progettisti, aveva ottenuto l’avviso di concordanza tecnica alla realizzazione da parte di entrambi gli organismi territoriali del Ministero dei Beni Culturali: quello Archeologico di Taranto e quello della delle Attività Culturali di Bari.
Fu assicurato, all’epoca, dal Sindaco Depalma che, superata la fase delle contestazioni ed acquisiti i pareri definitivi degli organi di tutela dei siti archeologici, forniti anche sulla base degli esiti degli scavi eseguiti al corpo delle mura occidentale sottoposto al percorso viario, il progetto poteva andare in porto. Segnalava pure che, essendo, ormai, incombente il periodo estivo, si sarebbe atteso l’autunno per l’esecuzione dell’intervento. Il rinvio della realizzazione poteva ritenersi del tutto giustificato, ma nessuno avrebbe potuto immaginare cos’altro l’Amministrazione stesse architettando riguardo al rifacimento della passeggiata storica, anche se qualche sospetto era insorto quando, ormai ad inverno inoltrato, non si è vista l’apertura del cantiere. E, di fatto, solo ora scopriamo che la tanto dibattuta controversia riguardo al rifacimento di via Marina è entrata in una seconda fase, molto più complicata e travagliata, e che forse mette a rischio il conseguimento dell’atteso ripristino di quel percorso che, è bene ricordare, versa in condizioni di grave pericolosità per l’incolumità pubblica.
E’ di qualche giorno fa la pubblicazione della Delibera di Giunta, adottata la vigilia di Natale, dal titolo “Passeggiata storica di Via Marina. Atto di indirizzo” da cui è possibile apprendere, solo in parte, gli artificiosi retroscena che Depalma, come Assessore ai Lavori Pubblici, ha messo in atto esponendo, altresì, il Comune anche ad un rischioso contenzioso con la ditta Archeo & Restauri s.r.l. di Napoli, a suo tempo aggiudicataria dell’appalto dei lavori con DD. n. 782/2013. In sostanza Tom con l’ultimo deliberato del 24 dicembre scorso ha stabilito che non si debba dare in alcun modo esecuzione all’originario progetto dello studio Russo, rivisitato alla luce dei responsi degli uffici regionali del Ministero dei Beni artistici e culturali e confermato dalla precedente decisione di Giunta del 21 maggio 2015. E di tanto ha impartito l’ordine al Responsabile del 3° Settore, ing. Trematore, di “redigere un nuovo progetto che, partendo da quello agli atti, preveda interventi di verifica e sostituzione delle sovrastrutture esistenti posti a protezione della passeggiata con integrazione di elementi di arredo urbano”. In altri termini con tale enunciazione dispositiva il Sindaco sembra voglia suggerire all’Ufficio Tecnico comunale di programmare semplicemente lavori che di fatto mantengano l’attuale linea dell’apparato della balconata sul porticciolo con i necessari rifacimenti degli elementi costituenti la sovrastruttura esistente e, quindi, con l’inserimento di elementi d’arredo urbano, forse di altre panchine del tipo di quelle scomparse in occasione degli scavi a suo tempo eseguiti. Dalla lettura del preambolo della stessa delibera municipale si evince che il dietro front all’attuazione dell’originario progetto dell’arch. Russo, passato al vaglio tecnico di tanti organismi di controllo, si sia reso possibile in conseguenza della sopraggiunta dichiarata risoluzione della richiamata DD. n.782/2013 con cui veniva aggiudicato definitivamente l’appalto dei lavori alla ditta Archeo & Restauri.
Una decisione assunta unilateralmente dal Comune dopo che a luglio scorso all’impresa appaltatrice era stata intimata una formale richiesta a sottoscrivere la regolarizzazione dell’esecuzione dei lavori sulla base della rivisitata programmazione delle opere stesse secondo un nuovo schema contrattuale di importo pari a € 245.040,60, inferiore all’iniziale computo progettuale di € 277.684,00. Il mancato riscontro alla intimazione del Comune da parte della Archeo & Restauri s.r.l., che avrebbe dovuto renderlo entro quindici giorni dalla diffida inoltratale in data 13 luglio 2015, avrebbe indotto il Dirigente del Settore Lavori Pubblici e lo stesso Funzionario incaricato RUP a ufficializzare, mediante la sottoscrizione di un verbale di accertamento, la determinazione di rinuncia all’appalto della Impresa aggiudicataria.
Che cosa ci sia dietro a questi oscuri accadimenti è certamente di difficile comprensione. Così pure è del tutto impossibile immaginare cosa abbia mosso Tom ad invertire la rotta, dopo aver superato tante traversie frapposte al suo dichiarato intendimento a portare a compimento l’opera concepita dall’arch. Russo di reintrodurre in qualche modo la cortina muraria in sostituzione della esistente balaustra.
Qual cosa certo ci sarà stato perché ora vuole limitare l’intervento a sole opere di manutenzione straordinaria dei parapetti di affaccio con qualche inserimento di panchine, riducendone notevolmente il costo complessivo. Non si può fare a meno però di intravvedere le discutibili conseguenze che scaturiscono da tutta questa serie di prese di posizione non solo del Sindaco ma anche della Struttura tecnica Comunale. Ed infatti, annotiamo che la Archeo & Restauri s.r.l., a fronte della decisione del Comune di Giovinazzo di dichiararla decaduta dall’aggiudicazione dell’appalto di che trattasi, formalizzatale con la nota del Dirigente n. 0019872 del 14 settembre 2015, ha proposto ricorso al TAR. Al momento, in attesa della decisione finale, il magistrato amministrativo, con Ordinanza datata 13 gennaio 2016, ha sospeso l’efficacia del provvedimento dirigenziale impugnato, condannando, altresì, il Comune a rifondere le spese del giudizio cautelare a favore della ricorrente. Un allarme non da poco questo intermezzo dell’autorità giudiziaria che, denunciando già nella motivazione della ordinanza di sospensione una presunta violazione dei principi di correttezza e buona fede da parte del Comune nella gestione del contratto in contesto, inchioda l’Ufficio Tecnico comunale a precise responsabilità anche di ordine contabile.
Non è da escludere, infatti, che nella fattispecie potrebbe derivare un grave pregiudizio per l’Amministrazione qualora il TAR si esprima con una sentenza di illegittimità del provvedimento impugnato. Senza escludere che, in tal caso, ne conseguirebbe anche una pretesa risarcitoria dell’impresa appaltatrice, tanto più se nel frattempo si sarà dato corso ad altra contrattualizzazione per l’esecuzione di opere completamente differenti da quelle che furono oggetto della originaria procedura di gara negoziata con la Archeo & Restauri s.r.l., secondo quanto ha, appunto, disposto il Sindaco. Un altro patatrac di Tom che consiglierebbe, allo stato, di non intraprendere altre azioni in attesa del responso finale del Tar che è fissato ormai per la prossima estate. A meno che non si torni ragionevolmente a riconsiderare l’attivazione del primario progetto, avvalorato da tutta una serie di pareri espressi riguardo ad ogni aspetto tecnico e paesaggistico dei competenti organi di tutela dei beni di interesse storico e archeologico. E’ possibile che una sorta di riconciliazione extragiudiziale con l’impresa appaltatrice che ha intentato il giudizio sui provvedimenti dei Tecnici comunali, porterebbe realisticamente a conseguire finalmente la realizzazione della passeggiata storica. E questa ipotesi mi permetto di formularla estrapolandola proprio dal preambolo della delibera di Natale, in gran parte costituito dalla relazione dello stesso Sindaco che, a giustificazione del suo nuovo indirizzo a riformulare un progetto diverso da quello predisposto dall’Arch. Russo, fa espresso richiamo ad un verbale di sopralluogo, datato 9.6.2015, a firma del Dirigente ing. Trematore e del RUP Geom. Andriano. In quella relazione tecnica sembrerebbe che i due Funzionari comunali, solo successivamente agli approfondimenti degli organismi ministeriali e alle stesse valutazioni ricognitive emerse nel corso degli scavi precedentemente operati, abbiano ravvisato il verificarsi di problematiche incidenze alle volte dei locali sottostanti in via Marina dall’esecuzione degli interventi di abbassamento del piano di calpestio dell’attuale marciapiede di via Marina; strutture a volte, dicono, che sono a sostegno della strada veicolare/pedonale e che sarebbero già compromesse per lo stato di dissesto cui avrebbero rilevato essere già interessate. Apparentemente sarebbe questa l’unica motivazione plausibile per cui Tom sarebbe stato indotto, dietro suggerimento dei suoi Esperti comunali, a ritornare sui suoi passi e, quindi ad annullare tutto quanto fin ora conseguito e a impartire l’ordine di redigere una nuova progettazione a cura dell’Ufficio comunale.
Ma perché i Tecnici municipali, implicati in questo controverso procedimento di appalto, hanno eseguito la verifica ai locali sottostanti a Via Marina rilevandone le precarie condizioni di staticità delle volte a sostegno della strada, solo a giugno del 2015, quando ormai era stata riconosciuta la fattibilità progettuale del lavoro dell’Arch. Russo e la cantierabilità dell’opera stessa?
Perché non vi hanno provveduto mesi prima quando era stata messa in discussione l’opportunità tecnica e la adeguatezza architettonica di quella impostazione d’intervento?
Non appare del tutto strumentale il rilievo di Trematore e dell’Andriano se l’ufficio, come si dice in delibera, era già da tempo addietro a conoscenza del degrado delle volte sottostanti a Via Marina per effetto di esposto di alcuni proprietari di quegli ambienti sottostanti al corpo stradale?
Ed ancora avendo preso cognizione diretta della precarietà strutturale di quelle volte che sostengono il percorso della passeggiata come mai, eseguiti i costosi sondaggi, sono state lasciate scoperte, prive di pavimentazione, due grosse aree all’inizio e al termine di Via Marina?
La mancata copertura di quei siti non comporta forse ingenti infiltrazioni di acque meteoritiche che penetrano in quelle strutture, ritenute fatiscenti, particolarmente in occasione delle abbondanti piogge di questi ultimi giorni?
Se fosse stata eseguita realmente la visita tecnica ai luoghi compromessi da questa deprimente vicenda sarebbe saltato all’evidenza che la ditta che ha eseguito gli scavi non ha provveduto al ripristino della pavimentazione e che le basole in pietra divelte non sono state più riallocate e che al loro posto è stato sparso solo del pietrischetto. Se veramente v’è seria preoccupazione per le possibili infiltrazioni nei sottostanti ambienti si provveda a ripristinare subito la pavimentazione delle parti di marciapiedi rimaste prive di copertura di basole evitando così che quelle due vaste aree fungano ora da latrina per animali.
Tanto l’opera di riammodernamento urbano di Via Marina è una fava che non si cuoce, almeno fin tanto che non si chiude la vertenza con la Archeo & Restauri s.r.l..
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