ceneri

 

Il mercoledì delle Ceneri, con cui la Chiesa introduce il periodo quaresimale del rito romano, alle origini, era definito in latino “Caput quadragesimae” o meglio “Caput ieiunii”, inizio del digiuno. Infatti, l’avvio di questa antica tradizione si fa risalire proprio alla prassi penitenziale che agli inizi, assunta a mo’ di sacramento di riconciliazione e riammissione alla comunità, mirava anche a richiamare le specifiche esigenze esistenziali cui il credente doveva uniformarsi per rimanere fedele alla dottrina cristiana. Il liturgista benedettino Pelagio Visentin (1917-1997) ha  supposto che il percorso penitenziale si sia sviluppato nel tempo attraverso una triplice modulazione nel senso che è passato: "da una celebrazione pubblica ad una celebrazione privata; da una riconciliazione con la Chiesa, concessa una sola volta, ad una celebrazione frequente del sacramento, intesa come aiuto-rimedio nella vita del penitente; da una espiazione, previa all'assoluzione, prolungata e rigorosa, ad una soddisfazione, successiva all'assoluzione".

La cerimonia delle ceneri, dunque, avrebbe la sua primitiva pratica nell’ambito della celebrazione pubblica della penitenza. Le prime testimonianze sulla benedizione e cospersione delle Ceneri risalgono al IX sec.; venivano imposte ai soli penitenti che, ricevuta la penitenza dal vescovo, attendevano il giorno della riconciliazione vestiti di sacco. In seguito, venendo meno la penitenza pubblica, la Chiesa estese il rito, da tempo praticato nel territorio gallico, a tutti i credenti, per ricordare il comune destino mortale causato dalla Caduta originale, e umiliarne così l’orgoglio umano.

Le Ceneri, secondo il rituale primordiale, si devono ricavare dalle frasche di olivo benedette l’anno precedente nella domenica delle Palme. Il ministrante le benedice in un vasetto sopra l’altare; e dopo aver pregato e posto l’incenso nel turibolo, le asperge tre volte recitando l’antifona Asperges (Salmo 50),senza canto elettura del salmo, e le incensa tre volte. Quindi, davanti all’altare è lo stesso sacerdote a imporsele dopo essersi inginocchiato. Di seguito, a capo scoperto, le impone a tutti i fedeli recitando in latino, là dove si usa ancora, la formula tradizionale: Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris; ovvero: “Ricordati, uomo, che sei polvere ed in polvere ritornerai”. La formula attuale, introdotta con la riforma liturgica è: “Convertitevi, e credete al vangelo”. Questa seconda recitazione tenderebbe ad esprimere in modo più esplicito l’aspetto positivo della Quaresima che è il tempo in cui il Cristo purifica la sua Chiesa.

La  penitenza richiesta ai credenti vuol essere il segno evidente della partecipazione al Cristo che si fa penitente per ogni uomo col digiuno nel deserto e consiste nell’ascolto più frequente della Parola, nella preghiera più assidua, nel digiuno e nelle opere di carità, cui è invitato a praticare il fedele.   

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