20-07-2016. Conferenza stampa per la firma del Protocollo d'Intesa Comune-ASL per il Centro Polifunzionale di Sanità
Alla presenza del Direttore del Dipartimento regionale della Salute, Giovanni Gorgoni, il Sindaco Depalma e il dott. Vito Montanaro, Direttore Generale ASL di Bari, il 20 luglio 2016, durante l’apposita conferenza stampa, hanno firmato il protocollo d’intesa per la realizzazione del polo unico dei servizi sanitari, presenti nell’ambito cittadino, presso il sito già destinato a Centro Civico, mai portato a termine, in Zona B.3, del P.R.G.C.. Il progetto, inizialmente definito con forma altisonante “cittadella della salute”, quasi a voler scimmiottare la costituzione di uno dei tanti centri territoriali di assistenza (P.T.A.), in fase di avvio a cura della Regione, si prefiggeva come reale obiettivo solo quello di accentrare in un unico posto tutti i servizi distrettuali e territoriali di primo intervento già operativi sul nostro territorio. In tal senso ci si accordava di ristrutturare e adeguare la fabbrica già destinata a Centro Civico dal Piano di edilizia residenziale popolare (PEEP) nella Zona B.3, che il Sindaco Depalma si era già impegnato a cedere all’ASL, per un periodo di 30 anni. La formalizzazione dell’accordo, dopo una serie di incontri tra i dirigenti dell’ASL e Depalma, si era resa indispensabile per poter presentare alla Regione il relativo progetto di adeguamento dell’immobile in parola, che la direzione tecnica dell’Azienda Sanitaria aveva ritenuto confacente alla specificità dell’utilizzazione, al fine di poter beneficiare del contributo di circa 5 milioni di Euro, rivenienti dai Fondi P.O.-FERS 2014-2020, Asse 9.12, riservati dal Piano regionale della sanità agli investimenti tecnologici e strutturali. Avuta conferma dalla stessa ASL, in data 2 maggio scorso, dell’assegnazione di € 5.000.000,00 per la realizzazione dell’opera convenuta, Depalma ha convocato, in seduta d’urgenza, il Consiglio Comunale, il 10 maggio, e ha fatto deliberare, a favore dell’ASL di Bari, la concessione trentennale, in via gratuita, della proprietà superficiaria dell’intero manufatto a rustico su tre livelli dell’ex Centro Civico e la costituzione del relativo diritto di superficie sull’intera area complessivamente di mq. 1.410, su cui insiste la fabbrica, di proprietà comunale. In questi termini Depalma, incurante delle riserve ed eccezioni mossegli dal partito d’opposizione per aver chiamato a deliberare il Consiglio quando erano ormai attivi i Comizi elettorali, senza che si fossero ravvisati fattori d’inderogabilità ed urgenza per l’adozione di detto provvedimento, si è vantato di aver corrisposto al suo impegno assunto con la firma dell’accordo del 20 luglio 2016 con l’ASL di Bari e di aver così conseguito, mediante la cessione trentennale di quel bene patrimoniale, l’obiettivo della riqualificazione strutturale del rudere, come lui lo definisce, ormai da decenni trascurato dalle pregresse Amministrazioni spreconi. E così si è subito propagandata, nel già infuocato clima della campagna elettorale, la notizia dell’imminente istituzione a Giovinazzo di un distretto socio-sanitario efficiente e più confacente ai bisogni dei cittadini. Questa volta, definito con appellativo meno roboante di “Casa della salute”, il progetto lo si è voluto pubblicizzare anche mettendo in risalto il fatto che il Sindaco sia riuscito a recuperare e riutilizzare la fabbrica, rimasta a lungo incompiuta dell’ex Centro Civico, mediante il sostanzioso contributo regionale di ben 5 milioni di Euro, grazie al buon volere dell’amico Governatore, Emiliano, che ha da investire ben 400 milioni di Euro di Fondi Europei (Asse 2014-2020) nell’attrezzaggio tecnologico di quella che è definita la “rete dell’altra sanità”. Insomma, merito suo, l’aver messo a punto un esaltante esempio di buona amministrazione, ritenuto in ambito regionale, un modello di fattivo concorso strategico tra istituzioni pubbliche, da replicare anche su altri territori.
Stato attuale dell'immoble a suo tempo destinato a Centro Civico
In linea di massima i tratti della convenzione tra Depalma e il dott. Montanaro, responsabile dell’Azienda Sanitaria barese, sono alquanto espliciti nell’obiettivo da conseguire: trasferire e accentrare presso l’immobile dell’ex Centro Civico, dopo la sua completa ristrutturazione, ogni prestazione sanitaria erogata sul territorio cittadino. In concreto, l’ASL consegue l’intento, da anni agognato, di poter allocare in un unico stabile, senza alcun onere a suo carico, il posto di primo intervento polifunzionale, i Servizi Integrati di Medicina, i Servizi per le Tossicodipendenze, la farmacia territoriale e, soprattutto, il poliambulatorio, possibilmente, con l’inclusione delle attività dei medici di base. Il Comune, invece, si è fatto carico di costituire e trasferire gratuitamente all’Azienda Sanitaria la proprietà superficiaria dell’immobile ex Centro Civico perchè si possa procedere alla sua infrastrutturazione e riattamento complessivo. Si confida perciò che nel giro di due anni, tempo previsionato per l’adeguamento e allestimento impiantistico di detto corpo edilizio, la “Casa della Salute” sarà l’unica sede, ove l’ASL andrà ad organizzare e rendere fruibili tanto i servizi distrettuali, oggi allocati presso l’Istituto Vittorio Emanuele II, che quelli territoriali situati presso il plesso dell’ex Colonia Marina (già nominato G.I.L.), appartenente al Demanio della Regione. Intervento reso possibile con l’acquisizione da parte della Azienda Sanitaria del contributo finanziario di 5 milioni di Euro messo a disposizione dalla Regione.
La negoziazione, ormai resa esecutiva con la decisione consiliare n.22 del 10 maggio scorso, che ha trasferito la propietà superficiaria dell’immobile all’ASL, salvo stipula del relativo atto presso un notaio, mostra, tuttavia, di avere aspetti discutibili non solo sul piano procedurale della trattativa condotta di persona da Depalma, ma anche dal punto di vista degli asseriti benefici che si dice porterà quell’affare in favore della comunità cittadina.
Ne analizzerò alcuni, al fine di poter aiutare il lettore ad avere sue autonome valutazioni su questa discutibile operazione, propugnata dal Sindaco di grande interesse per la città e, comunque, interconnessa all’altrettanta controversa questione della concessione gratuita all’A.R.C.A (Agenzia Regionale per la Casa e l’Abitare) dell’area di proprietà comunale nella Zona C.4 del P.R.G.C. per la costruzione di alloggi popolari, decisa, giustappunto, il 9 maggio scorso con la Delibera di Giunta n.81.
Preme subito chiarire che l’ASL, da tempo, aveva in corso una trattativa con il Comune, intesa sempre a trovare una soluzione per una idonea collocazione dei servizi di igiene mentale e socio-sanitari distrettuali allocati all’interno dell’Istituto Vittorio Emanuele II di proprietà della Provincia che ne pretende il rilascio dei locali, perfino, in sede giudiziale. Tant’è che, nel corso della conferenza di servizi, convocata dall’Ufficio Tecnico comunale, il 24 febbraio del 2009, i Dirigenti comunali e i Rappresentanti della Regione e della stessa ASL di Bari concordarono di poter addivenire ad una forma di permuta di aree tra il Comune e la Regione perché all’ASL fosse assegnato un terreno su cui poter costruire la sua sede operativa cittadina. Il Comune, infatti, potendo disporre di un suolo di proprietà, nell’ambito della Maglia C.4 del P.R.G.C., di circa 5.530 mq., tipizzato in una Pianificazione esecutiva di Zona ad ampliamento P.E.E.P., per attrezzature di servizio collettivo, di cui all’art.4 del D.M. n.1444 del 02.04.1968, l’avrebbe ceduto, a titolo di comodato d’uso gratuito trentennale, all’Azienda Sanitaria per edificare la sua stuttura polifunzionale, potendo questa attingere ai fondi P.O. - F.E.R.S., 2007-2013, linea 3.1, afferenti al “programma d’interventi per l’infrastrutturazione della sanità territoriale”. In contraccambio la Regione avrebbe ceduto al Comune la proprietà demaniale dell’area dell’ex Colonia Marina, una volta liberata con il trasferimento delle attività di assistenza sanitaria presso la costruenda nuova sede. Parimenti si sarebbero potuto restituire alla Provincia i locali dell’Istituto Vittorio Emanuele II e chiudere così la vertenza giudiziaria, che è tuttora in atto. L’intesa tecnica raggiunta in sede di conferenza di servizi fu così tradotta in decisione politica mediante la delibera consiliare n.41 del 24 settembre 2009, dal titolo: “Area a standard in zona tipizzata C.4 -PEEP di secondo intervento- del vigente P.R.G.C.. Concessione in comodato d’uso trentennale alla ASL.BA. Determinazioni”. Mediante detto provvedimento si disponeva la cessione in comodato d’uso trentennale all’ASL della superficie nominale di circa 5.530 mq., iscritta in catasto al fg.2, p. 1774, 1535, 1471, 1778, 1781, 1776, 1787, 1794 1809. Purtroppo, quella soluzione, concordata tra le parti in causa, non ha avuto seguito, senza meno, a motivo dell’esaurirsi dei Fondi P.O. - F.E.R.S 2007-2013, ma non è venuta mai meno l’esigenza dell’ASL di accorpare i suoi servizi in un unico polo sanitario meglio organizzato e poter restituire i locali dell’ex Istituto alla Provincia. Assunto il comando della città, Depalma, alla stregua di quanto ha fatto in altre situazioni in cui ha buttato per aria quanto avviato dalle pregresse amministrazioni, ha indotto la Direzione dell’ASL a dirottare il progetto dell’unica sede dei suoi servizi verso l’utilizzo del sito dell’ex Centro Civico, nonostante si presentasse di metratura di gran lunga ridotta (1.410 mq.) rispetto all’area precedentemente riservatale dal Consiglio Comunale nella Zona C.4, P.E.E.P, di oltre cinquemila mq., lasciando anche intravvedere concreta la promessa del sostanzioso contributo finanziario per la ricostruzione dell’immobile da parte del Governatore pugliese. E così che Depalma ha deciso di cedere gratuitamente per trent’anni il sito dell’ex Centro Civico rinunciando ad avere in cambio l’area dell’ex Colonia Marina, una volta che si sarà liberata con il trasferimento nella nuova struttura del posto di sanità ivi esistente. Infatti, nella convenzione, stipulata il 20 luglio dello scorso anno, nulla si dice di tale trasferimento di proprietà al Comune anche perché in quell’accordo non è intervenuto alcun rappresentante regionale del Settore Demanio che disponesse in tal senso. Né si è fatta alcuna menzione di una tale possibilità nel dispositivo della Delibera Consiliare n.22 del 10 maggio scorso con cui si è costituita la proprietà superficiaria dell’immobile dell’ex Centro Civico e anche il diritto di superficie sull’intera area pertinanziale. Anzi è da sottolineare che al p.3 del dispositivo della delibera medesima è riportata la decisione di annullare la precedente Delibera Consiliare n.41 del 24.09.2009 con cui si assegnava all’ASL, in comodato d’uso, il suolo di circa 5.530 mq., -Area a standard in Zona C.4 -P.E.E.P-, destinata ad attrezzature di interesse collettivo. Quello stesso suolo con un’altra roccambolesca operazione (vedi D.G. n.81 del 09.05.2017) è stato assegnato all’ARCA (Agenzia Regionale per la Casa e l’Abitare) per la costruzione di case popolari, ancorchè sia tipizzato come Area a standard, essendo entato nella disponibiltà patrimoniale del Comune a tale scopo, con regolare Determina Dirigenziale n.858 del 16 dicembre 2004. Ho richiamato appositamente sopra gli identificativi catastali di quei terreni nella Zona C.4, dopo aver riscontrato che sono gli stessi indicati in entrambi i richiamati deliberati. Tanto ad evidenziare che trattasi della medesima area inclusa nella Zona C.4, destinata dapprima all’ASL con la delibera consiliare n.41 del settembre 2009 e poi sottrattale con l’ultima decisione consiliare n.22 del 10 maggio 2017, con la quale è stata assegnata, in sostituzione, la proprietà superficiaria dell’ex Centro Civico. La stessa area, dunque, denegata all’ASL, il giorno prima, 9 maggio u.s., è stata destinata, a titolo di comodato d’uso, all’ARCA, perché vi si costruisca una trentina di alloggi popolari, sempre che l’Agenzia medesima riesca ad avere i necessari finanziamenti dalla Regione e, soprattutto, ad aggirare il vincolo cui è assoggettata a norma dell’art.4 del D.M. n.1444/1968.
Riguardo al fondamento legale ed urbanistico dell’affare ex Centro Civico corre l’obbligo di spiegare che la recentissima delibera consilare n.22/2017 ha costituito, con relativa concessione trentennale, in favore dell’ASL il diritto reale di proprietà dell’esistente manufatto rustico di tre piani, come bene separato da quello del suolo (Jus Soli) che rimane sempre in capo al Comune, -cosiddetta “proprietà superficiaria”-, ma ha, anche, riconosciuto contestualmente il diritto di superficie sull’intera area di mq. 1410 dell’intero sito. Il che sta a significare che l’ASL non solo potrà strutturare ed ampliare il fabbricato in essere ma ha anche un titolo edificatorio (jus aedificandum) su quel suolo, potendo ampliare la volumetria della fabbrica incompiuta con l’aggiunta di altro corpo edilizio, oltre che con l’elevazione di uno o più piani.
Allora, come mai nell’accordo ASL/Comune non sono stati chiariti i termini e gli indici di fabbricabilità vigenti in quella Zona e le possibilità edificatorie ammesse sul sito cui l’ASL deve attenersi nell’operare la ristrutturazione del manufatto ceduto in proprietà?
Se, come riportato nello stesso atto, l’Azienda sanitaria ha già predisposto un progetto di fattibilità delle opere edilizie a completamento del fabbricato esistente, stimando anche i costi dei relativi lavori in circa € 5.000.000,00, perché quella progettazione di massima non è stata sottoposta al vaglio del Settore Urbanistico per un preventivo parere di conformità alle N.T. dello strumento urbanistico vigente?
Né tanto meno risulta essere stata data illustrazione di quell’ipotesi di ricostruzione dell’ex Centro Civico da parte dell’Assesore al Patrimonio, in sede di deliberazione del Consiglio Comunale, il giorno 10 maggio scorso, provvedimento sul quale non c’e stata, neppure, alcuna valutazione politica da parte delle Commissioni permanenti comunali, da sempre tenute all’oscuro delle scelte decisive, intraprese dal decisore politico.
Inoltre, pur prevedendosi l’insediamento di un centro con una alta concentrazione di servizi socio-sanitari, nei deliberati adottati non si fa nessuna indicazione riguardo al vincolo a costruire, all’interno del sito, parcheggi-posti auto a servizio non solo degli addetti della struttura ma, soprattutto, per i fruitori dei tanti servizi sanitari messi a disposizione anche degli utenti delle località vicine. Su quel comprensorio urbano si è insediata una struttura sportiva privata, una casa per soggetti affetti da disturbi mentali, si è, pure, autorizzata un titolo edificatorio per un centro di cura ospedaliero ed ora anche un polo di sanità pubblica, senza mai disporre l’imposizione vincolante ad attrezzarsi con una dotazione di parcheggi interna alle relative strutture, in rapporto all’entità delle attività che le stesse vanno ad esplicare.
Tuttavia, il fattore più sconcertante del Patto stipulato da Depalma con il dott. Montanaro è quello afferente alla durata della validità dell’accordo sottoscritto. L’art.5 del Patto, avallato dal Consiglio Comunale, a tal riguardo, recita: “…l’impegno ha durata di dieci anni, oltrepassati i quali le parti si intenderanno libere da qualsiasi impegno. L’impegno del Protocollo d’Intesa si intende comprensivo dell’esecuzione dei lavori di ristrutturazione, secondo il cronoprogramma che sarà allegato al progetto di ristrutturazione, collaudo e dell’attivazione dei servizi. A partire dal nono anno di vigenza del presente Protocollo d’Intesa, le parti si accorderanno sul mantenimento e/o sul mutamento delle condizioni di fattibilità del progetto -Casa della Salute- nonché sui tempi di ristrutturazione e di attivazione del progetto,”. Dunque, nonostante il diritto di proprietà superficiaria e quello di superficie ha durata trentennale (art.7 del Patto), l’impegno dell’ASL all’utilizzo della struttura per i servizi da erogarsi, come indicati nel protocollo stesso, vale solo per un decennio, includendo in quel termine anche l’arco temporale di circa due anni per la realizzazione delle opere di ristrutturazione dell’immobile e del loro collaudo. Per cui l’Azienda sanitaria potra valutare allo scadere di tale termine di riorganizzare parte dei servizi in altra struttura o sottrarne alcuni per accorparli ad altra sede più efficiente in località diversa, nonostante mantenga il diritto di proprietà dell’immobile comunale per trent’anni. E che una tale possibilità sia abbastanza concreta è certificata dal tenore della clausola contenuta nell’ultimo capoverso sempre dell’art.5: “Ciascuna delle parti può recedere dal presente Protocollo d’Intesa nel corso della sua durata (10 anni)”. E’, senz’altro evidente che l’unica parte che avrebbe interesse ad avvalersi di tale condizione pattizia è l’Azienda sanitaria, non certo il Comune.
E’ vero, dunque, che si recupera l’immobile rimasto abbandanato per anni, ma non è detto che possa essere utilizzato a lungo per le attuali prestazioni socio-sanitarie erogate dall’ASL che, comunque, ha mano libera per riorganizzarle in tutto o in parte in altre localizzazioni, anche perché il notevole investimento finanziario per l’adattamento dell’immobile non è a carico del suo bilancio.
Un’ultima riserva è in ordine alle competenze funzionali della Dirigenza comunale che in tutto questo affare, come anche per la consegna all’ARCA del suolo, sottratto all’ASL, in Zona C.4 del P.R.G.C., non è stata minimamente interessata. Non ha preso parte alle conferenze di servizi che si sono tenute, né ha espresso pertinenti valutazioni formali a certificazione delle regolarità tecnico-contabile delle determinazioni dell’organo di potere che capziosamente le ha assunte nella dubbia forma di indirizzo politico. Eppure per la natura dei provvedimenti, per le difformità delle destinazioni d’uso dei terreni e degli immobili interessati dalle concessioni rispetto ai piani urbanistici in vigore, come pure per la gratuità delle attribuzioni di diritti reali su beni patrimoniali comunali, una tale valutazione tecnica è da riternersi indispensabile.
Questo è stile di governo del “Sindaco faccio tutto mi”?
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