Sindaco, per le feste natalizie, ripristi piuttosto l’orologio cittadino
E’, ormai, prassi consolidata che in prossimità delle feste natalizie i vertici di qualsiasi organismo pubblico, gruppo aziendale o impreditoriale facciano il punto di quello che è stato l’andamento delle proprie attività e prospettino pure gli obiettivi cui tendere nel corso del nuovo anno che si affaccia. Anche Depalma, purtroppo sempre sul palcoscenico propagandistico, non si è voluto sottrarre a questa specie di rito e ha convocato i cittadini ad una assemblea pubblica per farsi vanto delle notevoli e straordinarie opere pubbliche messe in cantiere e che, ha promesso, saranno portate a termine nel 2018. E’ proprio il settore dei grossi appalti pubblici il campo in cui la sua Amministrazione si sta impegnando al massimo dovendo spendere i considerevoli finanziamenti che sono stati assegnati a Giovinazzo tanto dalla Città Metropolitana con il Patto per Bari, quanto dalla Regione con i Fondi europei o con le provvidenze a carico del proprio bilancio. Non è mai capitato, infatti, che il nostro Comune potesse beneficiare di così numerosi e consistenti finanziamenti, provenienti da altri Organi di governo sovraordinati. Depalma ha approfittato di sì ingenti risorse e, secondo un personale suo intendimento, ha pensato di investirle in particolari destinazioni: la ristrutturazione e riammodernamento di alcuni immobili di proprietà comunale e il ripristino conservativo di spazi e aree urbane da tempo deteriorati. Solo la fortunosa combinazione di circostanze inaspettate, determinate dalla prospettiva di un rilancio di generale interesse politico-economico per lo sviluppo dei territori meridionali, avrebbe potuto comportare quantità tali di investimenti che, come si sa, producono incarichi professionali di progettazione e direzione dei lavori, ma anche una catena di appalti edilizi e di servizi di impiantistica a tutto vantaggio delle imprese di settore. E questa è stata la proiezione espositiva che Depalma ha tenuto a fare, domenica 17 dicembre scorso, illustrando i progetti di recupero della villa comunale, di riqualificazione dell’ex convento degli agostiniani e della casa di riposo, degli ammodernamenti delle strutture sportive e del campo di calcio, come pure, la riqualificazione delle aree periferiche e dello spazio mercatale, la ciclopedonale interna all’abitato ed ancora il primo intervento di bonifica della discarica del rifiuti urbani. Risorse inimmaginabili che sono entrate nella disponibilità economica del Comune, come, peraltro, sconsiderate sono le erogazione e le elargizioni che Depalma continua a fare a favore di Enti, Associazioni e Gruppi sportivi che si propongono di organizzare eventi e manifestazioni in occasione dei particolari appuntamenti di feste religiose, civili e di cerimonie istituzionali. Proprio nei giorni scorsi sono state adottate le ultime determinazioni per erogare sovvenzioni in vista degli intrattenimenti da allestire nel periodo natalizio e, perfino, per sanare qualche esposizione debitoria denunciata a chiusura di manifestazioni messe in scena nel mese di agosto (v. il contributo straordinario all’Urban club di Bari).
Impressiona constatare quante risorse di bilancio si sprecano a soddisfacimento di pressioni, le più disparate, e sotto la spinta di interessi eminentemente politico-clienterali, con la solita motivazione di voler sostenere la crescita economica della realtà cittadina con la promozione di eventi dalle pseudo finalità sociali, culturali e storiche. Per altro verso lascia sconcerti quanta scarsa attenzione viene prestata alla manutenzione e alla conservazione funzionale di beni che sono propri della memoria storica e della cultura popolare della nostra gente.
Allorquando si attraversa la piazza grande lo sguardo va in automatico verso il Municipio per avere il segnale orario dall’orologio in cima alla facciata dell’edificio. Purtroppo, da diversi mesi, quell’orologio, oltre a non essere sintonizzato con l’alternarsi della fase del tempo legale con quella solare, non dà più l’ora esatta; insomma va per conto suo. Non c’è, però, nessuno che se ne cura.
Non sarebbe un bel regalo alla città poter restituire ai cittadini il tradizionale orologio pubblico regolarmente funzionante anche con i rintocchi delle campane ivi impiantate?
Quella dell’Orologio civico è un’altra storia, connotata da disavventure spiacevoli ma anche da incuria e colpevoli disattenzioni, sin da quando il meccanismo che segnalava le ore era posto in fregio ad un antico edificio medioevale, detto appunto “Torre dell’Orologio”, in Piazza Costantinopoli; impianto scomparso agli inizi del 1900. Indizi di quella presenza sono venuti alla luce di recente con il restauro del palazzo a torre della famiglia Santoro, come si evince dalla foto qui riportata.
Sulla Facciata della casa Santoro, prospicente piazza Costantinopoli, è riapparso il quadrante dell’antico orologio solare pubblico
Senza andare tanto al di là con la storia preme ricordare che quando fu costruito il Municipio nel 1885, sul sito dov’è quello attuale, a seguito del Decreto Regio di Vittorio Emanuele II del 30 dicembre 1886 con cui si consentì la smilitarizzazione della cinta muraria e la demolizione di parte della stessa, l’edificio fu corredato di un grande orologio con le lancette.
Sul parapetto della fabbrica in stile neoclassico fu incastonato l’orologio con le due campane che suonavano i rintocchi delle ore e dei quarti, come si può rilevare dalla cartolina del 1910. Se la si osserva con attenzione quella cartolina si può notare che, sulla cornice in pietra della cassa dell’ororologio, nella parte che emerge dalla balaustra in muratura, v’è la presenza di due figurazioni di cui non si conoscono i materiali della loro composizione. E’ risaputo, tuttavia, che i due manufatti avrebbero rappresentato ripettivamente l’immagine del Tempo e quella del matematico Archimede che fu il primo studioso che ebbe a interpretare il tempo e la sua grandezza fisica. Si può osservare anche la struttura cui sono ancorate le due campane in bronzo e, in cima, la bandieruola girevole che segnalava la direzione del vento.
Già nel 1930 quelle due figure non erano più in essere, né si sa perché siano state rimosse. La foto datata appunto 1930, sotto riportata presenta solo la struttura che regge le due campane che, nel 1950, furono rifuse presso la fonderia tranese dell’artigiano Nicola Giustozzi.
L’orologio cittadino scompare del tutto con la ricostruzione del nuovo Palazzo, nel corso dei primi anni ’70 del secolo scorso, dopo che il precedente edificio ottocentesco fu abbattuto nel 1965 a motivo del deteriorarsi delle fondamenta per l’erosione del mare, -almeno così ce lo hanno raccontato-.
Il prospetto del nuovo edificio, dalle discutibili linee architettoniche, si presentava lineare e sprovvisto dell’orologio, ritenuto ormai inutile in quegli anni del boom economico italiano. Ma il fatto generò un forte risentimento popolare tant’è che si provvide ad applicare in fregio al terminale della facciata una scatola comtenente il meccanismo con la segnalazione del tempo a scheda non più la classica cassa circolare con l’indicazione dei numeri e le lancette. Solo negli anni ’80 fu deciso di installare l’orologio vecchio stile e, per inserirlo nella muratura, fu rivisitata la fascia terminale dell’edificio con la costruzione di una specie di timpano cui fu allocato l’orologio con il meccanismo delle campane su un impalcato retrostante. Quell’orologio, tuttora in essere, non solo non ha segnato più da tempo le ore con i rintocchi delle campane ne è correlato con il susseguirsi del tempo solare con quello legale, ma non segna più l’ora esatta. Sembra un cimelio storico, un’anticaglia cui nessuno ci fa più caso.
Perché non risparmiare un po’ di soldini che si spendono per tante manifestazioni e destinarli al ripristino dell’orologio cittadino con il rintocco delle campane già presenti sul terrazzo del municipio?
Sono, infatti, in commercio Orologi di forma classica che pur forniti di lancette sono dotati di un sistema automatico connesso alla rete come avviene per i telefonini. Questa sarebbe la soluzione ideale che, oltre tutto, darebbe dignitosa immagine alla Casa comune, nell’interesse veramente della cittadinanza.
Su, Sindaco, se è riuscito, dopo tanto, a far togliere di mezzo dall’ingresso del Palazzo quelle indecorose transenne, s’impegni a recuperare qualche risorsa per rendere funzionale l’orologio pubblico. Credo che un gesto del genere sia pienamente in linea con il suo manifesto proposito di rivalutare il patrimonio comunale in degrado.
Vecchia foto del Municipio del 1930
Ora come allora.
Sintomatico l’esposto prodotto al giornale cittadino " ‘u Tammurre " per il mancato funzionamento dell’orologio della piazza, applicato, successivamente, alla facciata del Palazzo di città, ricostruito agli inizi degli anni ’70 del secolo scorso.
Egregio Signor Direttore,
sono un autista dell'AMET, stanco di raccogliere commenti sarcastici dai viaggiatori ogni volta che si effettua la fermata in piazza Vittorio Emanuele.
Mi riferisco al glorioso orologio che sovrasta la facciata del Palazzo Comunale e che, da tempo immemorabile segna la fatidica ora 0.57 di un giorno che io non ricordo, ma che, per l'Amministrazione Comunale deve certo avere una enorme importanza storica.
Chiedo, dunque, portavoce anche degli ignari circa l'evento suddetto, che mi sia spiegato l'arcano o, nella lontana ipotesi che tale mistero non esista, che l'orologio sia rimesso in funzione e, possibilmente, in orario.
Ringrazio e porgo cordiali saluti.
(segue la firma)
Sig. . . . . .,
la sua lettera ci ha fatto tornare alla mente l'orologio, quello si «glorioso», che tanti anni fa scandiva le ore dalla facciata del vecchio Palazzo Comunale, demolito (quale errore!) per far posto all'attuale (quale orrore!).
Quell'orologio funzionava alla perfezione (come funzionava quello, pure fermo da tempo antico, della facciata dell'edificio della Scuola elementare «S. Giovanni Bosco») perché era amorevolmente «curato» dal caro orologiaio don Nicola Risotto al quale il Comune dava un irrisorio compenso annuo.
E ci era molto utile. Pochi di noi avevano allora l'orologio al polso e il vecchio orologio della piazza era lì a ricordarci puntualmente gli appuntamenti importanti della giornata.
Oggi che l'orologio da polso l'abbiamo tutti, uomini e donne, grandi e piccoli, non avvertiamo più il bisogno né di guardare né di regolare l'ora su quello del Municipio. Compresi gli amministratori comunali.
E di questo pare che il nuovo automatico orologio sia, diciamo così «consapevole» e perciò sta fermo, in attesa che qualche «addetto» si ricordi della sua esistenza e lo rimetta in funzione, anche per chiudere la bocca di quei maliziosi che potrebbero dire che l'orologio è fermo come il «Palazzo», su certi problemi sui quali prima o poi, piccoli o grandi che siano, bisognerà ritornare.
Tratto da " ‘u Tammurre " Anno I N. 2 (maggio 1981)
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