Ma è la comunità a pagare lo scotto maggiore della fallimentare gestione del sito.
Si torna a parlare nuovamente e insistentemente della discarica di San Pietro Pago. Direi a giusta ragione, dal momento che quel sito presenta ormai inquietanti sintomi di inquinamento che mettono a rischio la salubrità dell’ambiente, specie da quando la Daneco ha abbandonato il presenziamento attivo della discarica. Lo fa energicamente l’Opposizione non solo in seno al Consiglio Comunale ma anche in piazza allo scopo di sensibilizzare sempre più i cittadini sulla vicenda che diviene ogni giorno più deleteria. Le tiene testa l’Amministrazione che, consapevole che la sorte dell’impianto di smaltimento dei rifiuti, da tempo inattivo, riveste in assoluto la priorità su ogni altra azione politica, con il sostegno della maggioranza, propaganda i provvedimenti che, via via, adotta e gli impegni che gli organi regionali, su sua pressione, si sono dichiarati disposti ad assumere per fronteggiare le emergenze derivanti dalla dismissione di gran parte delle operazioni estrattive. E’ di tutta evidenza che Depalma, a fronte dell’accanita pressione che le forze di opposizioni stanno imprimendo perché si abbia a ricercare concrete soluzioni e, comunque, adeguate alla gravità degli inconvenienti da più parti denunciati, divulga notizie di petizioni da lui inoltrate ai vari organismi regionali e delle sollecitazioni prodotte alle Autorità pubbliche interessate. Così ha annunciato l’arrivo di finanziamenti regionali al fine di permettere al Comune di sostiturisi, come meglio può, alla Daneco per gli impellenti interventi post-gestionali della discarica. E, non ha neppure mancato di rendre nota la decisione intrapresa unilateralmente dal Comune di addivenire alla rescissione contrattuale con la Daneco medesima.
A riguardo di quest’ultimo aspetto, mi pare del tutto necessario fare qualche doverosa puntualizzazione perché il lettore possa avere corretta ricognizione su quanto, è in atto circa i complessi e articolati rapporti negoziali con la Daneco sia nella posizione di concessionaria del servizio di trattamento dei rifiuti urbani e, al tempo stesso, come soggetto gestore unico dell’impianto, a titolarità pubblica, per la selezione e lavorazione dei rifiuti poi smaltiti nelle discariche a supporto. Sul punto, ogni qual volta mi sono intrattenuto a disquisire di questo complicato argomento ho sempre prospettato i due ordini contrattuali che legano il Comune alla Daneco e che attengono, pur riguardando la stessa materia, a due appalti di servizio distinti avendo questi a riferimento due specifici impianti di lavorazione dei rifiuti, sempre sul medesimo sito. Il primo, quello cosidetto provvisorio che ha funzionato fino alla chiusura dei lotti di discarica I,II, III, IV e, da ultimo, del lotto VI che portò all’ampliamento del complesso, che è regolamentato con il contratto, in forma pubblica, n.60387 del 26.09.2003. Il secondo, invece, disciplinato dal contratto in forma amministrativa n. rep.2313 del 30 dicembre 2008, ha a oggetto la Concessione del pubblico servizio per la costruzione e la gestione dell’impianto a regime, costituito dal centro di selezione e linea di biostabilizzazione con annessa discarica di soccorso Lotto V di discarica. Questo secondo impianto, che doveva funzionare a regime secondo un procedimento di trattamento complessivo del rifiuto urbano da trasformarsi in RBM (Rifiuto Biostabilizzato Maturo) e che richiedeva un investimento di oltre 40 milioni di Euro, a carico della Daneco per la sua costruzione, non è stato mai realizzato.
Dunque, quando Depalma afferma di aver avviato le procedure per rescindere il contratto di servizio con la Daneco che, tra l’altro, a causa di considerevoli insolvenze è sottoposta a procedura di concordato preventivo, credo non abbia inteso dichiarare che è in corso la cessazione di ogni rapporto contrattuale con la società che ha in gestione l’intero complesso del sito. E lo deduco dal fatto che di recente nei confronti della stessa sono state prodotte diverse diffide e, perfino, una Ordinanza sindacale che le impone, a tutela della salute pubblica, di dar corso agli adempimenti di spettanza relativi alle attività di copertura terminale della discarica e di post-esercizio della stessa, come previsti dal contratto n.60387 del 26.09.2003. Per la qual cosa, la stessa precedente comunicazione, n.766 dell’17.01.2017, che Depalma afferma di essere stata inoltrata alla Daneco come preavviso di revoca della concessione del servizio in questione, non avrebbe in sé una efficacia risolutoria del rapporto negoziale, altrimenti non avrebbe avuto incidenze legali di rilievo l’ordinare l’esecuzione delle prestazioni contrattuali di post-esercizio della discarica.
Sono indotto, dunque, a ritenere che Depalma con quel suo accenno alla risoluzione contrattuale ha voluto alludere all’azione intrapresa dal Dirigente del 3° Settore, ing. Trematore, che al momento, si sostanzia nel preavviso a Daneco della decisione del Comune di rescindere il solo contratto n.2313 del 30 dicembre 2008. Per intenderci, quello riguardante la costruzione e la gestione dell’impianto di biostabilizzazione a regime dal costo di poco più di 40 milioni di Euro che non è stato mai posto in essere, nonostante siano stati espropriati i terreni agricoli su cui era prevista la nuova costruzione. A proposito di questo contratto la Daneco ha solo eseguito dei preliminari lavori di escavazione e di allestimento della annessa discarica “V Lotto” da aservire allo smaltimento del materiale di provenienza dal costruendo impianto. Opere che sono state sospese a seguito di una formale comunicazione al Comune, di chiusura del cantiere, da parte del Direttore dei Lavori.
All’epoca, i lavori medesimi causarono il dissesto e la succesiva chiusura della Strada vicinale di San Pietro Pago che corre in adiacenza e che la Daneco si era impegnata a risistemarla secondo un nuovo progetto mai portato a compimento. Dunque, il provvedimento di risoluzione contrattuale, di cui si fa menzione, non ha nulla a che vedere con le emergenze conseguenti alla disattivazione dell’impianto provvisorio e alla mancata gestione di post chiusura dei lotti della discarica, quali adempimenti, imposti a carico sempre della Daneco, dal primario contratto n.60387 del 26.09.2003. Ne è conferma la stessa formulazione dell’atto di recente prodotto, a firma dell’ing. Trematore, alla Daneco, in data 19 ottobre scorso, di cui vengono riprodotte qui di seguito, sia la parte introduttiva di pag.1 che il dispositivo finale dell’atto medesimo di pag.7.
E’ strano, però, che l’ing. Trematore decida di risolvere il contratto rep. n.2313/2008 solo ora, nonostante l’inadempienza della Daneco alla sua esecuzione era già nota da qualche tempo. Prova ne è che, sin dalla proposizione del suo primo programma triennale delle Opere Pubbliche 2015-2017, il Dirigente, da poco a capo del 3° Settore, cancellò l’intervento oggetto del contratto n.2313/2008. Segno che quel sostanzioso investimento da parte della Daneco per la costruzione dell’impianto di smaltimento a regime non si sarebbe mai più attuato, tanto da non essere più considerato anche dal Consiglio Comunale tra i lavori pubblici da portare a termine nel triennio 2015/72017, come tra l’altro confermato con le successive pianificazioni triennali delle O.P. di questi ultimi anni.
Sta di fatto che l’aumento dei volumi di abbancamento nella discarica di San Petro Pago, mediante le ripetute sopraelevazioni dei Lotti I,II e III e la realizzazione del VI Lotto, fu disposto dalle Autorità regionali e, ultimamente anche dallo stesso Depalma con la sua Ordinanza del novembre 2014, in vista proprio della costruzione e l’entrata in esercizio dell’impianto a regime appaltato sin dal 2008.
Si è sempre ripetuto, a giustificazione, di tali sopraelevazioni, che si sarebbe costruito un centro di smaltimento di rifiuti del tutto sicuro e che avrebbe funzionato a regime mediante l’introduzione di un processo di lavorazione a ciclo chiuso, completamente controllato in ogni sua fase di lavorazione, perfino, sugli abbancamenti della nuova discarica del V Lotto.
E, invece, quello stabilimento o qualche altro, magari con un diverso processo di riciclo di RSU, non sorgerà giammai nonostante le aree espropriate per la circostanza, hanno avuto ufficialmente il cambimento di destinazione d’uso, appunto, per l’insediamento di simili opifici industriali per il trattamento dei rifiuti.
Al suo posto di quel centro industriale campeggia e fa mostra di sé un immenso vulcano di rifiuti da cui si sprigionano miasmi nocivi, fintanto che non si sarà provveduto all’intera copertura della superficie di tutti i lotti di discarica. Senza dire delle probabili infiltrazioni di liquidi inquinanti nelle falde sotteranee.Come definire tutto questo se non inganno della comunicazione politica, una vera beffa che riserva ai cittadini solo temuti danni per la loro salute, aggredita dalla presenza di quel bubbone ambientale che ora tutti concordano essere un grosso rischio per la città e l’intero territorio circostante.
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