PUBBLICA CELEBRAZIONE, TIPO QUELLA CHE HA SOLENNIZZATO SAN TOMMASO
Lunedì scorso, 3 luglio, ricorrendo la festa liturgica di San Tommaso Apostolo, presso la Chiesa Concattedrale, il Vescovo Mons. Domenico Cornacchia ha voluto presenziare, anche quest’anno, la solenne celebrazione per onorare l’Apostolo incredulo, nostro Protettore da tempo immemorabile, come mostrano le insegne civiche su cui è effigiato, a tutto campo. Già l’anno scorso, con altro mio scitto, ho manifestato grande apprezzamento per l’intervento dell’Ordinario della Diocesi a celebrare la festa del Patrono, diversamente da prima, quando, per detta cerimonia, era incaricato il Vicario diocesano. Il ritorno del Pastore, per la circostanza, è stato particolarmente importante, perché ha dato speciale significazione alla ritualità cui hanno preso parte la comunità religiosa cittadina e le Autorità civili e militari al seguito della rappresentanza del governo cittadino. Un’occasione propizia per richiamare all’assemblea convenuta il vero senso della sequela cristiana, alla luce proprio della Parola evangelica del giorno che ricordava la figura dell’Apostolo che, per primo, ebbe a proclamare la fede pasquale della Chiesa con quel suo proferire: ″Signore mio e Dio mio!″. Il perpetuarsi dell’annuale raduno ecclesiale per festeggiare il Protettore attraverso l’atto religioso rende visibile il processo di trasmissione dei valori cristiani della nostra gente e, al tempo stesso, fuori da ogni contesto scenografico, riesce a esprimere efficacemente, appunto nell’azione liturgica praticata dal collegio dei celebranti in unione col popolo, ancora credente, il sentimento di riconoscenza e il rendimento di grazia per la protezione e i favori che da sempre l’Apostolo ha accordato alla cittadina.
Una festività, senza sfarzo, senza luminarie e senza fuochi d’artificio, estranea a qualsiasi programmazione cartellonistica e di spettacoli canori, ma vissuta come fulcro di valori identitari tramandati generazionalmente e, tuttora, vivi e vitali a rimarcare il substrato sociale della nostra civiltà comunitaria, come ha avuto modo di spiegare lo storico delle religioni Émile Durkheim nel suo libro, “Le forme elementari della vita religiosa”, Newton Compton, Roma 1972 .
Completamente all’opposto dei festeggiamenti che si svolgono, in agosto, per la Protettrice, la Madonna di Corsignano, che, lungi dall’attualizzare il significato primordiale insito nel gesto di devozione filiale indirizzato per la ricorrenza alla Madre di Dio, già da oltre cinquant’anni, si esplicitano, per lo più, in avvenimenti e manifestazioni esterne, ludiche e teatrali e in spettacoli di vario genere. E, sono diversi, al punto da ridimensionare l’originaria proiezione di religiosità dell’evento, fino a renderla di valenza comune, se non marginale, alle altre manifestazioni. La forza trainante che ormai c’è dietro l’attuale modo di concepire e di pretendere lo svolgimento di detti festeggiammenti patronali è tale che non è più chiaro quale sia il confine tra l’aspetto religioso e quello, diciamo così, “pagano”. Neppure le sollecitazioni a ispirarsi all’autenticità e all’essenzialità della visione religiosa della ricorrenza, prodotte in questi ultimi anni, specie da parte della stessa Diocesi che ha voluto, finanche, inserire nel Comitato persone di provenienza del mondo cattolico, hanno prodotto contributi efficaci perché i festeggiamenti impressionino, almeno in parte, gli aspetti di comunione di fede, a testimonianza di una Chiesa profetica ed evangelica.
Nulla pare sia accaduto in questo senso; i rituali seguiti a dare evidenza a forme di clamorose esteriorizzazioni e di spettacolarità proiettate dalle tante manifestazioni, sono rimasti sempre gli stessi. Anzi è stata sempre più esaltata la teatralità e la propensione al marcketing di promozione turistica per poter conseguire sostanziosi introiti dalle proposte canore in programma. Ha prevalso, ancora una volta quel modo di pensare, secondo cui neccesità tempo, gradualità e convincimento generalizzato nell’attuare gli auspicati cambiamenti, specie se si tratta di ridurre nel programma dei festeggiamenti le manifestazioni cartellonistiche, sportive e di folcrore, che sono proprio quelle che, invece, la gente chiede e si aspetta che si producano nel corso della nostrana sagra agostana.
Si è continuato così a battere cassa, in ogni modo, pur di introitare oboli e contribuzioni varie per far fronte alle tante spese che un simile progetto di festa richiede, sia per le operazioni di allestimento degli spettacoli e degli addobbi che per il pagamento dei compensi alle troupe degli artisti chiamati a esibirsi. E, infatti, proprio negli anni appena trascorsi, non ci si è riusciti a pareggiare i conti, se, come risulta dai provvedimenti in atto, l’Amministrazione comunale non solo ha corrisposto al Comitato Feste Patronali, per il 2016, l’ordinario contributo di qualche decina di migliaia di Euro, ma si è fatto carico anche della spesa di € 2.700,00 per riproporre una specie di rievocazione storica della traslazione, dal casale alla città, dell’icona della Madonna a cura di un gruppo folcroristico, dopo la deprimente lite insorta con la Proloco.
Una specie di rappresentazione figurata del tutto estemporanea alla cui scenografia, oltre alle varie comparse, insolitamente vi ha concorso anche gran parte del clero cittadino. Non basta. Nel maggio scorso, poco prima della scadenza del suo primo mandato, il Sindaco Depalma, a richiesta dl Presidente del Comitato festeggiamenti, ha erogato un ulteriore finanziamento di € 10.000,00 da destinare al ripiano dei debiti emersi nella gestione della festa 2016. Una somma di non poco conto se si considera che trattasi di risorse attinte dalle casse comunali e che vengono distolte dagli stanziamenti destinati ai servizi per i cittadini per pagare i costi dell’eccessivo imbarocchirsi di coreografie esterne della festa, che poco hanno a che fare con il sentimento religioso.
Quali i criteri di finanza pubblica che consentono al Comune di intervenire in soccorso per la copertura, a piè di lista, di pendenze che un Comitato poco accorto è tenuto a saldare, per essersi impegnato in costose iniziative, volute solo per dare spettacolarità e sfarzo alla festa? Senza dire che, opernado lo stesso Comitato anche per l’edizione di quest’anno, a chiusura della corrente gestione, è possibile venga a registrarsi altra esposizione debitoria.
Si dovrà chiamare, ancora, in cusa il Comune perché si faccia carico di azzerare un altro indebitamento?
Lo schema di una festa patronale cui devono prevalere le coreografie esteriori, lontane dal profilo religioso cui è preordinata, non può che far riflettere circa la reale valenza che la ricorrenza della venerazione della Madonna ormai va assumendo nell’attualità, particolarmente in una situazione di profonda crisi economica e sociale. Per una si fatta evenienza, ove la proposta a far risaltare una modalità espressiva della fede cristiana è del tutto marginale ed inconsistente, non si comprendono le ragioni per cui le attribuzioni a presiedere i festeggiamenti debbano essere prerogativa dell’Autorità diocesana, che si avvale di un comitato che investe per lo scopo. E ciò specie se l’articolato progetto degli eventi di maggior comune interesse induce a contrarre spese anche di una certa consistenza, certamente dipendenti da fattori non correlati alle attività cultuali. Né sembra per nulla legittimo che parte di tali spese possano essere addebitabili al bilancio comunale, come accaduto in quest’ultimo periodo.
Credo sia giunto il momento di ovviare agli inconvenienti lamentati, originati senza dubbio dagli onerosi costi di tante manifetazioni ludiche e di spettacoli folcroristici e pirotecnici voluti solo per corrispondere alle propensioni e alle attese insite nelle tendenze di vita sociale della contemporaneità. E tanto è possibile solo se la dimensione religiosa, anche quella esteriore della processione della Madonna, possa essere curata direttamente ed esclusivamente dell’organismo ecclesiale, preposto allo scopo, per essere, oltre che momento celebrativo, anche veicolo di riflessione circa il tema della tradizionale devozione verso la Protettrice e divenire possibile valore per un’unità civica. Lo scorporo dell’azione a sfondo religioso dal contesto dei festeggiamenti agostani darà modo di consentire la gestione separata del resto delle manifestazioni di altro indirizzo e finalità in un cartello di proposte culturali, sociali e canore da prodursi a cura di orgonismi associativi e di pubblico spettacolo sotto l’egida della Amministrazione civica.
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