Quando i figli crescono ed i loro bisogni cambiano, i genitori possono sentirsi confusi e disorientati
Oggi pomeriggio Michelino ha invitato a casa un compagno di classe per giocare insieme, e da più di un’ora sono seduti entrambi sul tappeto della cameretta a costruire palazzi e grattacieli con le costruzioni. Papà Franco, senza entrare nella stanza e senza dire nulla, li guarda a distanza e nota la loro complicità e la loro allegria. Certo, è molto contento di vedere che suo figlio si diverte con un amichetto… ma non riesce a fare a meno di pensare a quando era lui il compagno di giochi preferito di suo figlio. Quante domeniche hanno trascorso a giocare insieme con quelle stesse costruzioni! Ora, invece, sembra che Michelino preferisca qualcun altro alla sua compagnia.Fino ad un annetto fa, quando lui rientrava da lavoro, entrambi i bambini correvano a lanciargli le braccia al collo. Ora, lo fa solo la piccola Caterina, mentre sembra che Michelino abbia sempre qualcosa di meglio da fare! “Mi vorrà ancora bene come prima?”, pensa ogni tanto papà Franco, non senza un po’ di tristezza…
Bentornati al nostro settimanale appuntamento con la rubrica “Genitori e Figli”. Spesso, in queste pagine, ci siamo ritrovati a condividere la complessità e la difficoltà proprie del ruolo genitoriale, sottolineando che non esistono regole valide in assoluto, né figli o genitori uguali ad altri. Oggi vogliamo riflettere insieme a voi, nello specifico, riguardo la difficoltà che deriva dal continuo cambiamento dei figli, che sollecita inevitabilmente, nei genitori, sempre nuovi modi di accudimento. Insomma, un genitore non può proprio dire di aver imparato esattamente il proprio ruolo e di essere arrivato ad un traguardo, perché, senza che quasi se ne accorga, suo figlio cresce, cambia, esprime bisogni diversi e richiede nuove competenze!
Nella fascia di età della scuola dell’infanzia, il bambino ha ormai raggiunto diverse autonomie: cammina, corre, parla, non usa più il pannolino e mangia da solo usando le posate. Dal punto di vista affettivo e relazionale, però, nonostante sia capace di giocare con i coetanei e di avere una relazione significativa con una o più maestre, il rapporto privilegiato rimane quello con i genitori. Fino ai 5 o 6 anni di età, i genitori sono i compagni di gioco preferiti, sono il principale punto di riferimento per qualunque bisogno o desiderio, e la loro presenza fisica è attivamente richiesta e cercata. I genitori sono gli eroi di ogni bambino, adorati e considerati perfetti. Per un genitore può essere un po’ stancante dover stare dietro a tutte le richieste di gioco di un figlio, ma la sensazione di renderlo felice semplicemente guardando insieme a lui un cartone animato o giocando con i pupazzi può anche essere molto gratificante ed entusiasmante.
Quando i bambini crescono, invece, a partire dai 7 o 8 anni, di solito le cose cambiano: se prima volevano giocare soltanto con il papà e ne aspettavano con ansia il ritorno da lavoro, ora invece insistono per invitare a casa un amichetto, chiedono meno frequentemente ad un genitore di guardare la tv insieme, mettono il broncio se devono fare una passeggiata insieme ai genitori. A questa età, infatti, i bambini cominciano a trovare davvero interessanti i coetanei, e utilizzano l’esperienza con loro per fare nuove scoperte sulla propria identità, sperimentando per la prima volta il sentimento dell’amicizia.
Come si trasforma allora il ruolo del genitore?
Quando i bambini crescono, le coccole fisiche diminuiscono ed i compagni preferiti per i giochi sono altri, il ruolo del genitore non diventa meno importante, bensì si modifica: il suo compito consisterà proprio nel fare un piccolo passo indietro, accettando di non essere più l’unico centro del mondo del proprio figlio, consentendogli di crescere esplorando la realtà. Può capitare che un genitore viva con tristezza questo fisiologico cambiamento, e che addirittura si domandi se il proprio figlio gli vuole ancora bene. In questi momenti di sconforto, si dovrebbe tenere a mente che questo cambiamento del bambino è un segnale positivo di crescita, e che ha potuto determinarsi proprio grazie alla qualità della relazione che il genitore è stato capace di instaurare con lui! Se il bambino ora si sente libero di allontanarsi per scoprire gli altri ed il mondo che lo circonda, è perché sente di avere sempre una “base sicura” a cui poter tornare.
Appuntamento alla prossima settimana!
dott.ssa Mariapia D’Attolico
psicologa dell’Infanzia e dell’Adolescenza
mariapia.dattolico@gmail.com