Quando il gioco diventa riconoscibile dall’adulto e si comincia a ridere insieme
Riordinando numerose fotografie di qualche anno fa, mamma Maria e papà Franco ne ritrovano una scattata a Michelino nel giorno del suo sesto “complemese”: è ritratto seduto sul seggiolone, circondato da biscotti e giocattoli, e sfoggia un sorriso raggiante. “Maria, – esclama papà Franco – ti ricordi il chiasso che faceva Michelino con tutti quei giocattoli? Certi giorni c’era da diventare matti!” “E’ vero – risponde la moglie – un rumore continuo! Ma ci faceva anche certi sorrisi… tu per primo avresti trascorso ore a ridere e a giocare con lui!”
Già in diversi appuntamenti della rubrica “Genitori e Figli” abbiamo evidenziato quanto il gioco dei bambini sia importante per una crescita sana e completa. Abbiamo visto insieme in che modo faciliti la gestione delle emozioni, favorisca lo sviluppo ed arricchisca creatività, fantasia e benessere. Persino il neonato ne fa esperienza già durante le prime poppate: quando smette per un po’ di bere, trattenendo il latte tiepido nella bocca e stando a diretto contatto con il genitore, sta sperimentando e conoscendo la realtà con i suoi cinque sensi. Sta giocando ed imparando.
Allattare un neonato è sicuramente un’esperienza unica ed emozionante, e ci auguriamo che i lettori possano trovare utilità o riscontro nelle riflessioni fatte insieme, eppure è innegabile che la maggior parte dei genitori aspetta con trepidazione ed entusiasmo il momento in cui il bambino comincerà ad interagire più attivamente.
A partire dai 6 o 7 mesi (l’età di maturazione può variare leggermente) il bambino acquisisce nuove consapevolezze ed autonomie: è capace di stare seduto senza un sostegno, in alcuni casi gattona, comincia a ridere. Che felicità è questa per un genitore! Poter sorridere e ridere per le prime volte insieme al proprio bambino è un’esperienza meravigliosa, gratificante, e può compensare le tante fatiche e difficoltà affrontate quotidianamente. Vivere delle semplici esperienze giocose insieme al proprio bambino è di solito naturale, spontaneo e piacevole per i genitori, ma anche molto utile per il bambino. Per il bambino di pochi mesi giocare e ridere insieme al proprio genitore significa vivere un’esperienza necessaria e funzionale alla crescita: il legame affettivo si rinsalda, ed il bambino può fare esperienza ed interiorizzare sensazioni di piacere, rilassamento, gioia e benessere. Il bambino che viene guardato con gioia e amore dal suo genitore potrà, nel tempo, sentirsi una persona amabile, degna di stima e di affetto.
A partire dai 6 mesi circa, il bambino appare incuriosito da giocattoli semplici, e anche una “banale” scatola piena di oggetti ai suoi occhi è come uno scrigno pieno di tesori. Sarà capitato a molti lettori di vedere un bambino di questa età che prova con tanto impegno a mettere un oggetto dentro l’altro o a battere i due oggetti uno contro l’altro, per vedere cosa succede e per capire in che modo si riescono a far capitare delle cose. Attraverso questi gesti, che a volte agli occhi dei genitori sembrano inutili o fastidiosi perché creano rumore o disordine, il bambino sta provando, con il suo ritmo e le sue capacità, a capire come funziona il mondo, esaminando attentamente le varie sensazioni, relazioni ed interazioni. Di certo nessun genitore è entusiasta di rumori continui o di un perenne soqquadro, ma sarebbe importante ricordare l’importanza di queste esperienze per il bambino e condividerle con lui, inserendo le piccole scoperte nella relazione. Per esempio, un genitore giocando insieme al suo bambino di questa età, potrebbe imitare i suoi gesti e mimare con l’espressione del viso e con dei vocalizzi le emozioni associate al gioco: di sorpresa per un rumore improvviso, tristezza per una pallina lanciata lontano e che non si riesce più a vedere, felicità per un oggetto che ricompare dopo essere scomparso.
E’ tipico di questa età anche l’antichissimo ma intramontabile gioco del cucù, che permette al bambino di sperimentare gli aspetti emotivi della separazione e del ricongiungimento in un contesto controllato e gestibile, consentendogli di inserire nuove esperienze nella sua sfera di indagine. Che ogni genitore si conceda la gioia di scomparire e ricomparire per il proprio bambino! Senza accorgersene, gli insegnerà che ci si può allontanare senza perdersi per sempre.
Appuntamento alla prossima settimana!
dott.ssa Mariapia D’Attolico
psicologa dell’Infanzia e dell’Adolescenza
mariapia.dattolico@gmail.com