INCERTO IL QUADRO FINANZIARIO DEL COMUNE

Senza bilancio 2016 si vivacchia in gestione provvisoria

Non succedeva da tempo che il governo comunale non approntasse e approvasse entro i termini prestabiliti il bilancio di previsione per l’esercizio finanziario in corso. Depalma è riuscito a fare anche questo! La scadenza ultima perché il Consiglio Comunale fosse chiamato ad esaminare il documento finanziario e ne acconsentisse il regolare esercizio gestionale era fissata, per legge, al 30 aprile 2016. In quel giorno il Consiglio è stato convocato ed ha deliberato (pur senza un vero e costruttivo dibattimento) tutta una serie di provvedimenti riguardanti le imposte e i tributi locali da applicarsi nell’arco dell’anno. All’ordine del giorno, tuttavia, non era inserito l’esame del documento di pianificazione economico-finanziaria 2016, tanto meno il programma delle Opere Pubbliche per il triennio 2016/2018 e, più specificamente, quelle da mettere in cantiere nel corso di quest’anno. In conseguenza di tale omissione, la conduzione finanziaria da parte dell’intero apparato direzionale, quindi, viene esercitata coi i criteri della gestione provvisoria.

Premesso che il bilancio preventivo annuale del Comune deve essere approvato per regola entro il 31 dicembre dell’anno precedente, l’art.163 del Testo Unico degli Enti Locali (T.U.E.L.) prevede, appunto, la distinzione della gestione di esercizio, con esercizio provvisorio nelle more dell’approvazione del bilancio o, laddove approvato, con la gestione ordinaria. Nel caso che il Bilancio non ha ancora conseguito l’approvazione del Consiglio Comunale, la norma ipotizza o che la sua adozione sia stata rinviata, come solitamente avviene per disposizione statale, oppure che non venga approvato, con differenti conseguenze. Per cui, allorquando non si addiviene all’approvazione del bilancio entro il termine fissato per norma nazionale, automaticamente si determina la gestione provvisoria; situazione questa che si è verificata appunto a Giovinazzo. E la circostanza assume un rilievo non da poco perché è stato stabilito che, sempre al 30 aprile, si sarebbe dovuto deliberare anche la rendicontazione dell’esercizio 2015 per avere elementi di raffronto del nuovo piano finanziario 2016 con il consunto dell’anno precedente. Una coincidenza di risconti e verifiche contabili parallele che, al di là di quelle che sono le responsabilità degli amministratori, investe anche il personale specialistico, preposto alle attività finanziarie, nell’approntare le carte contabili per poterle comparare per una completa e approfondita disamina da parte della Giunta e poi dell’Assemblea consiliare passando per le Commissioni consiliari competenti e il Collegio dei Revisori dei Conti.

Ci si rende subito conto che il non essere riusciti a varare il piano finanziario 2016 entro i termini previsti non è cosa trascurabile, perché il bilancio di previsione costituisce a tutti gli effetti la legittimazione all’utilizzo delle risorse per le diverse attività ordinarie e per gli interventi a progetto per la città, nell’ambito dell’equilibrio finanziario complessivo dell’azione di governo nel corso dell’anno. Tra l’altro lo strumento contabile costituisce il punto di connessione tra la gestione, la prefigurazione finanziaria e gli stessi risultati delle attività amministrative, sia nell’indirizzo che nel sistema delle responsabilità e dei controlli. Evidentemente il Sindaco, che dice di tenere tutto sotto controllo, non si sarà reso conto dei riflessi politici di questa sua inadempienza, specie se si considera che con questo documento egli è tenuto a presentarsi all’Assemblea civica per chiedere alla maggioranza che lo sostiene, l’attivazione amministrativa e gestionale di quanto esplicita in dettaglio nello strumento di previsione. Infatti, il bilancio assolve, per l’anno di competenza, contestualmente le funzioni di indirizzo politico-amministrativo, economico-finanziario ed informativo, per cui dovrebbe contenere, con corretta e completa esposizione, gli obiettivi da perseguire, il fabbisogno finanziario per conseguirli e, ancora, la sostenibilità degli stessi. Ed è su questo terreno che si valuta la reale portata e l’efficacia stessa dell’azione di governo corredata dai corrispondenti costi che poi si ribaltano per la gran parte sui cittadini. L’approvazione del bilancio poi vuol essere anche un appuntamento di grande significanza pubblica perché mette in stato di giudizio anche le capacità funzionali e di influenza politica dell’intera Assemblea consiliare e più specificatamente di ogni singolo consigliere quale rappresentante diretto della comunità civile.

Ho ritenuto di sottolineare questo aspetto proprio in ragione delle anomalie registratesi da diversi anni, allorché la maggioranza approva il bilancio in solitudine con un superficiale e fuggente gesto di votazione e, comunque, ormai ad annualità inoltrata (per il 2015 ad agosto, novembre nel 2014, novembre nel 2013, a luglio nel 2012).
Il risultato è che l’agire dell’Ente comunale senza il bilancio approvato è rigidamente vincolato: non solo non si possono assumere impegni che non siano stati già contabilizzati precedentemente mentre, per quel che è l’attività corrente, le operazioni di spesa devono essere sempre, in quote di dodicesimi, contenute nei limiti dei corrispondenti stanziamenti dell’ultimo bilancio di previsione approvato. Le obbligazioni che si possono assumere, dunque, sono solo quelle derivanti da provvedimenti giurisdizionali esecutivi, quelle tassativamente regolate dalla legge e quelle necessarie ad evitare che siano arrecati danni patrimoniali certi e gravi all’Ente.
Sicché non è dato di poter contrarre impegni per azioni ed opere pubbliche ed interventi che non abbiano avuto già una specifica determinazione nella copertura economica. Queste sono le condizioni in cui è messo il Comune in assenza dell’avallo del piano finanziario annuale dal Consiglio Comunale. Per la qual cosa è inevitabile che il differimento ulteriore dell’approvazione del bilancio di per sé comporta ricadute negative anche sui sistemi di controllo del piano di lavoro della Amministrazione da parte dei cittadini, ma soprattutto di quello interno e di valutazione della performance della dirigenza sul piano della compatibilità e coerenza della loro azione produttiva.

Ho voluto soffermarmi intenzionalmente su questi particolari, che possono sembrare marginali e di poco conto, ma di fatto tendono a delineare una scarsa capacità ad amministrare di chi detiene la governance della cosa pubblica. Il fatto in sé di operare senza il bilancio è, infatti, indicativo dell’inettitudine a governare di Depalma, eccellente a fare proclami dal Web tribunizio. Ma mi pare sia ancor più deprecabile che sottovaluti tutto questo, dal momento che sembra voler ignorare che il bilancio è un atto eminentemente politico e che, proprio in virtù dell’ampia sfera di autonomia funzionale riconosciuta per Statuto al Comune, richiede un ampio dibattito democratico e che ogni possibile input che proviene da chi non è parte della carovana al suo seguito ha delicate implicazioni in termini di attenzione e possibile corrispondenza politico-amministrativa.

E che i principi base di democrazia e di partecipazione alla vita amministrativa siano ormai ripetutamente disattesi ce lo mostrano in tutta chiarezza le sistematiche contrapposizioni e polemiche che caratterizzano la gran parte delle deliberazioni del Consiglio Comunale solitamente assunte con la sola presenza del gruppo di maggioranza. L’Assemblea civica monca dei gruppi di opposizione è un vulnus della democrazia locale perché così la si riduce a propaggine ed appendice del leaderismo spiccio del Sindaco cui gli torna comodo, peraltro, evitare intralci procedurali con le altre forze politiche che gli impongono un serrato confronto dibattimentale su quelle situazioni che investono gli interessi generali della comunità cittadina.
Proprio nell’ultima adunanza consiliare del 30 aprile scorso è stato denunciato da tutti gli attori assembleari che le documentazioni afferenti alle importantissime decisioni in discussione non erano state messe a disposizione dei Consiglieri in tempo utile per una disamina attenta e scrupolosa delle proposte deliberative portate alla trattazione collegiale. Nonostante tutto, le delibere sono state tutte adottate e rese immediatamente eseguibili con il voto della sola maggioranza e, per quanto si presume, da consiglieri poco informati sui dispositivi che hanno assentito. Così pure è possibile anche annotare che le decisioni riguardo alla rideterminazione delle imposte e dei tributi che la maggioranza ha approvato allegramente in quella seduta di fine aprile non hanno avuto il dovuto passaggio all’esame della 1° Commissione Consiliare, disertata dai componenti, perché convocata il 29 aprile, appena il giorno precedente alla riunione del Consiglio Comunale del 30 aprile. E’ da chiedersi perché le si costituiscono le Commissioni consiliari se poi raramente sono messe in grado di operare.

Ma c’è ancora di più!. Lo stesso “Piano Finanziario del Servizio di Gestione di rifiuti urbani”, approvato nella stessa seduta consiliare con la delibera n.24/2016 è stato presentato ed approvato dalla compiacente cordata del Sindaco senza che sia stato certificato e sottoscritto dall’Impresa che svolge il servizio, come vuole la legge. Quanta attendibilità può avere un progetto di finanza pubblica di cui non si conosce chi sia l’estensore e, tanto meno, chi responsabilmente dichiari, con la sottoscrizione delle schede espositive, la congruità e coerenza degli indicatori presupposti a configurazione del quadro economico del servizio? Quel documento essenziale per la determinazione degli oneri impositivi per i cittadini non presenta certificazione alcuna dei dati contabili presentati, magari con la sottoscrizione, al posto della Daneco S.p.a., dell’Assessore al ramo, oppure a mezzo di una relazione tecnica a firma di qualche Dirigente Comunale che ha in mano le carte e gli elementi inerenti le prestazioni e le forniture del servizio. E di fatto quel documento non solo non chiarisce gli indicatori utilizzati per previsionare i costi per il 2016, ma non esplicita, nelle sue varie voci, il risultato economico consuntivato per il 2015, e ciò allo scopo di verificare realisticamente quali sarebbero i fattori che hanno comportato un aumento così notevole dei costi complessivi. Quei dati, purtroppo, completamente carenti di ufficialità, sono stati poi determinanti nella definizione degli indici di contribuzione della TARI – la deprecata tassa sui rifiuti urbani- a carico delle famiglie e delle aziende commerciali e produttive cittadine.

Questo, però, è un affare che merita un più appropriato argomentare.